venerdì 15 aprile 2016
Il Consiglio di Stato chiede di rivedere il decreto. Tra le «criticità» riscontrate la mancata definizione di apparecchio Tv. In bilico la prima scadenza di pagamento fissata a luglio.
«Stop» al canone Rai in bolletta
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Colpo di freno del Consiglio di Stato all’addebito del canone Rai nella bolletta elettrica. Il regolamento attuativo va rivisto, affermano i giudici amministrativi, che hanno sospeso il loro parere in merito in attesa di una risposta. L’avvio del nuovo meccanismo di pagamento, previsto a partire dalla fattura di luglio, a questo punto potrebbe subire un rinvio: le bollette dovrebbero infatti essere inviate agli utenti della società elettriche nel giro di poche settimane. Si vedrà. Quel che è sicuro è che il governo ha una grana in più da risolvere e anche piuttosto in fretta. Il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli minimizza: «Non è una bocciatura ma un utile suggerimento di integrazioni e chiarimenti peraltro assolutamente nella prassi dei pareri del Consiglio stesso», ha affermato.  Se non è una bocciatura, l’intervento non è nemmeno una promozione. Nell’atto diffuso ieri, il Consiglio di Stato segnala al governo diverse «criticità». Innanzitutto fa notare che il decreto del ministero dello Sviluppo Economico, non offre una precisa «definizione di apparecchio tv». E dal momento che oggi anche smartphone, tablet e altri apparecchi si pre- stano alla ricezione di programmi televisivi «precisare che il canone di abbonamento è dovuto solo a fronte del possesso di uno o più apparecchi televisivi in grado di ricevere il segnale digitale terrestre o satellitare direttamente o tramite decoder costituirebbe un elemento informativo particolarmente utile», in relazione agli obblighi contributivi dei cittadini. Il Consiglio di Stato osserva poi che la riscossione del nuovo canone pone un problema di privacy, vista l’elevata mole di dati che si scambieranno gli «enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l’energia, Acquirente unico, ministero dell’Interno, Comuni e società private)». Eppure il decreto ministeriale non prevede nessuna «disposizione regolamentare» che assicuri il rispetto delle normativa sulla riservatezza. Un ulteriore profilo di criticità è dato dal fatto che «non tutte le norme risultano formulate in maniera adeguatamente chiara, tenendo conto dell’ampia platea di utenti cui si rivolgono»: ad esempio il regolamento «nell’individuare, ai fini dell’addebito del canone, le categorie di utenti, utilizza formule tecniche di non facile comprensione per i non addetti» ai lavori. Non manca infine un problema procedurale perché secondo i giudici «l’adozione del decreto non è avvenuta nel rispetto del termine previsto e non risulta espresso il concerto del ministro dell’Economia», come previsto dalla legge. Il pronunciamento ha dato fiato ieri alle critiche delle opposizioni che parlano di «bocciatura» del governo e di decreto «flop», mentre i consumatori chiedono di ritirare la misura o quantomeno di rinviare le scadenze. A seguito delle polemiche, in serata lo stesso Consiglio ha chiarito di avere espresso un «un parere interlocutorio sullo schema di decreto», con il quale «sono stati evidenziati alcuni profili che richiedono un approfondimento da parte dell’Amministrazione ». Con la manovra 2016 il governo ha deciso di far pagare il canone tv con la bollette per contrastare l’altissima evasione del tributo, riducendo l’importo dai 113 euro dello scorso anno a 100 euro.
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