mercoledì 30 novembre 2016
L'accordo dopo sette anni di blocco. Aumenti medi di 85 euro. Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia (nella foto): tutelati i più deboli
Statali, governo e sindacati trovano l'intesa
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Dopo sette anni di attesa e un'ennesima trattativa no stop arriva l'accordo quadro sul rinnovo contrattuale del pubblico impiego. Il documento è stato firmato dai sindacati e dal governo dopo otto ore di riunione a Palazzo Vidoni, tra riunioni plenarie, ristrette e pause per modificare il testo. L'aumento medio mensile è di 85 euro, circa cinque miliardi di euro in tre anni. Come richiesto dai sindacati, ed è stato il nodo più difficile da sciogliere, è stato confermato il bonus fiscale degli 80 euro anche per chi, con l'aumento da 85 euro, dovesse sforare i parametri previsti dalla legge. Un punto che riguarda un numero di lavoratori non superiore ai 200mila.

«Agiamo secondo il principio della maggiore tutela di chi è più debole - spiega la ministra Marianna Madia - con un effetto domino positivo di redistribuzione per ridurre la forbice salariale. È una bella giornata per tutto il Paese. Abbiamo agito in coerenza con quelli che sono stati gli impegni del governo fin dal primo giorno e in uno spirito unitario per non dividere il Paese, ma tirarlo fuori dalla crisi migliorando la qualità dei servizi della pubblica amministrazione e la vita dei cittadini. La ministra ha definito l'intesa raggiunta con i sindacati «innovativa» e che «non fa finta che ci sia stato un blocco di sette anni nel pubblico impiego».

Un lavoratore pubblico su quattro, ha ricordato la ministra, ha beneficiato del bonus fiscale; poi nell'estate scorsa «c'è stato l'accordo la riduzione dei comparti da 11 a quattro». Altro passo quello della legge di Bilancio, con le risorse stanziate per il settore pubblico con cui «possiamo aprire una nuova stagione contrattuale innovativa che ci consente di fare quello che abbiamo sempre detto: dare ai cittadini una pubblica amministrazione di maggiore qualità e farlo insieme ai lavoratori e alle lavoratrici». Con l'intesa raggiunta stasera «ridiamo spazio alla contrattazione, insistendo sulla responsabilità delle parti e sull'obiettivo comune della produttività. Superiamo in modo esplicito l'idea dei premi a pioggia, distribuendo invece gli incentivi a chi si impegna ed è più produttivo». Ci sono inoltre punti specifici sul «contrasto al fenomeno dell'assenteismo e la conciliazione dei tempi vita-lavoro, il superamento del blocco delle assunzioni e delle forme di lavoro precario nella pubblica amministrazione, partendo dalla riconferma dei contratti in essere e in scadenza. Ci saranno concorsi con tempi certi e in base ai fabbisogni amministrativi, sul modello di quanto fatto per le maestre degli asili nido».


L'accordo, ha spiegato Madia, dovrà essere sottoposto a «una verifica in conferenza Stato-Regioni regioni perché il testo unico della Pa alla luce della sentenza della Corte costituzionale va rivisto con le regioni». Poi aggiunge «si andrà avanti con l'atto di indirizzo».

Soddisfatti dell'intesa i sindacati. «Abbiamo fatto un buon lavoro e firmato un accordo con cui si avvia la stagione contrattuale - esulta la segretaria Cgil Susanna Camusso -. Il governo si è impegnato a modificare la legge Brunetta e la Buona scuola, e a ridare spazio alla contrattazione». «Un anno fa questo accordo ce lo sognavamo, ora è la realtà», ha commentato il leader Uil Carmelo Barbagallo. «È stata sbloccata la contrattazione e si è fatta valere la contrattazione sulla legge. Ora sbloccheremo la contrattazione di secondo livello che garantirà non solo buste paga più pesanti, ma anche più qualità del lavoro e del servizio - conclude la leader Cisl Annamaria Furlan -. In questi anni il contratto era stato spolpato dagli atti legislativi, finalmente potremo aprire per tutti i comparti i tavoli contrattuali».




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