lunedì 28 novembre 2016
Raggiunti i 247 milioni di euro nel 2015 (+ 34% rispetto al 2014) e i 2.420 dipendenti (+55%)
Start up innovative, crescono fatturato e occupati
COMMENTA E CONDIVIDI

Il fatturato generato dalle start up hi-tech finanziate in Italia raggiunge i 247 milioni di euro complessivi nel 2015 (+ 34% rispetto al 2014) e i dipendenti assunti e presenti a bilancio aumentano in termini sia assoluti che relativi, raggiungendo le 2.420 unità (+ 55% sul 2014).

Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell'ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di
numerosità di start up finanziate (65%); aumenta il peso percentuale sugli investimenti effettuati dagli attori formali in Sud e Isole, che passa dal 30% del 2014 al 36% del 2015, ma nello stesso periodo si riduce il numero di start up finanziate nel Mezzogiorno.

Queste sono dei dati emersi dall'Osservatorio Start up Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, in
collaborazione con Italia Start up, l'Associazione dell'ecosistema start up italiano, giunto alla sua quarta edizione e presentato in
occasione del convegno Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro.


Relativamente alla fase di crescita, sono 67 le start up con un fatturato superiore a un milione di euro nel 2015 (rispetto alle 51 del 2014). Per quanto riguarda la fase di consolidamento o "exit", si rilevano diverse operazioni degne di nota: al 7 ottobre 2016 sono 19 le "exit" per acquisizione da parte di aziende consolidate o Ipo (quotazione), rispetto alle 25 del 2015.

Tuttavia, nonostante il consolidamento e la sistematicità riscontrati, la mancata crescita sostanziale nel numero di grandi operazioni di finanziamento, e soprattutto di "exit", rappresenta un ulteriore segnale che l'atteso rinascimento o svolta strutturale dell'ecosistema non è ancora del tutto arrivato. Le "exit", infatti, costituiscono operazioni essenziali per ripagare gli investimenti, così da generare quella fluidità in termini di nascita e consolidamento di start up e quella liquidità che possano davvero far svoltare l'ecosistema italiano. L'ecosistema mostra in questo ancora la sua relativa giovinezza e forte necessità di crescita dimensionale.

"Complessivamente - avverte Antonio Ghezzi - con riferimento agli investimenti in startup hi-tech in Italia e allo stato di salute dell'ecosistema, alla luce delle nostre analisi non è ancora possibile parlare del 2016 come anno di svolta strutturale. Dati alla mano, risulta al contrario più corretto parlare di una serie di segnali positivi tangibili che, se sfruttati sinergicamente e amalgamati per mezzo di corretti interventi su tutti i livelli (politico e privato, formale e informale), potranno rappresentare un ulteriore passo in
avanti per l'universo delle start up italiane, inteso come sistema poroso e sempre più aperto all'internazionalizzazione e alla
commistione con il mondo delle aziende consolidate».

«I dati che emergono dalla ricerca di quest'anno sono confortanti - osserva Federico Barilli, segretario generale di Italia Start up- confermano un trend in crescita degli investimenti nel nostro Paese, già evidente nel 2015 e che quest'anno si è ulteriormente consolidato. Il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane consistente, ma il recupero è possibile. Siamo allineati con gli obiettivi del governo, esplicitati nel programma Industria 4.0, di raggiungere un miliardo di investimenti in start up innovative entro il 2020. La leva fiscale, la semplificazione delle procedure, il coinvolgimento del mondo industriale italiano sono alcuni degli strumenti normativi previsti nella legge di Bilancio che vediamo con favore e che fanno parte di un pacchetto di proposte condiviso di recente con sei associazioni dell'ecosistema italiano delle start up e dell'innovazione».


Sono 90 le start up che a consuntivo 2015 hanno ricevuto finanziamenti da attori formali (rispetto alle 79 del 2014): di queste, il 75% afferisce al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy (il restante 1% mostra posizionamento in altre aree hi-tech). Oltre a questi macro-comparti, l'analisi mostra come emergano delle verticalità nell'ecosistema startup, di norma concentrate attorno ai settori tradizionali del made in Italy (rivisitati in chiave hi-tech e digitale) come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato (per quanto riguarda sia i materiali intelligenti sia le tecnologie produttive all'avanguardia) e il Turismo digitale; ma sempre più spesso si assiste alla nascita di realtà ad altissimo potenziale in ambito Life Science e, con frequenza minore, nel Cleantech & Energy.

Nel 2016 prosegue quel consolidamento e quella sistematicità già evidenziata all'interno della ricerca 2015 per quel che concerne il
ciclo di vita delle start up hi-tech finanziate. Nella fase di introduzione/finanziamento, 44 start up hanno ricevuto almeno un milione
di euro in investimenti da attori formali e informali, con una tendenza crescente del 25% se confrontato con il 2014.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: