mercoledì 25 luglio 2012
Il presidente francese chiede una «rapida e ferma attuazione» delle riforme decise nel Consiglio europeo di fine giugno. Giornata altalenante per le borse: lo spread sfonda quota 540 punti per poi ridiscendere a 520. 
La Bce compri subito titoli spagnoli e italiani di Leonardo Becchetti
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Il giorno dopo il "pasticcio" del presunto appello comune - poi smentito - di Italia, Spagna e Francia, l’Eliseo in qualche modo riprende lo spirito che ha ispirato la gaffe di Madrid, addolcendo così la smentita che ha imbarazzato la Moncloa. Ieri la portavoce del governo Najat Vallaud-Belkacem, riferendosi a una riunione del Consiglio dei ministri, ha infatti spiegato che «il messaggio del presidente è in sostanza che gli stati devono avere una reattività più o meno equivalente a quella che hanno oggi i mercati. La conclusione (di Hollande, ndr) è che occorre assolutamente che le decisioni nate al Consiglio europeo di giugno siano attuate rapidamente e in modo fermo».La portavoce ha precisato che «queste decisioni sono da intendersi sia il piano sulla crescita (il Growth Compact siglato dai leader il 29 giugno, con 120 miliardi di euro per il rilancio dell’economia, ndr), sia anche il sostegno ai Paesi sottoposti alla speculazione dei mercati a loro danno: la Spagna ma anche l’Italia».Non una parola esplicita, a dire il vero, sullo "scudo anti-spread", e in effetti la formulazione è volutamente vaga. Per lo spread «il riferimento – spiegano fonti diplomatiche – è soprattutto all’aspetto politico, occorre più compattezza, porre fine alla cacofonia di voci discordanti che danno l’impressione di incertezza sull’attuazione dello "scudo", e far capire con chiarezza che, se ci sarà una richiesta da parte di uno Stato, la reazione dell’Europa sarà rapidissima». Perché per il resto resta fermo che, perché lo scudo sia attivato, occorre la richiesta formale di uno Stato, accompagnato da un memorandum d’intesa con precisi impegni.Come ha dimostrato il comunicato finale dell’incontro, ieri a Parigi, tra i ministri delle Finanze di Parigi e Madrid, Pierre Moscovici e Luis De Guindos, è soprattutto un’altra la decisione presa al vertice di cui si chiede la rapida attuazione: «La nostra strategia comune per la stabilità della zona euro prevede l’adozione entro la fine dell’anno di un singolo meccanismo di supervisione per le banche dell’area che coinvolga la Bce. Ci aspettiamo le proposte da parte della Commissione entro settembre e un rapido negoziato. Il meccanismo di supervisione aprirà la strada alla ricapitalizzazione diretta a condizioni appropriate».In effetti è proprio la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-stati - senza passare per lo Stato e, dunque, senza aggravare il suo debito - la vera svolta del vertice di giugno. Ed è qui che sono i problemi maggiori: molti stati, a cominciare dalla Germania (che oltretutto deve aspettare il responso, il 12 settembre, della Corte Costituzionale sul nuovo fondo salva-stati Esm), pensano di prendersela comoda, il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schäuble, parla di «non prima di metà 2013».Bruxelles, ha chiarito ieri il commissario al Mercato Interno, Michel Barnier, invece vuole fare molto in fretta: «Siamo già al lavoro e andiamo il più veloce possibile», ha detto, spiegando che le proposte della Commissione sulla supervisione bancaria «saranno presentate a inizio settembre». Poi, però, starà a Parlamento Europeo e Consiglio approvarle rapidamente. A favore di una rapida attuazione della sorveglianza Ue si è espresso ieri anche il governatore della Banque de France (e come tale membro del consiglio della Bce), Christian Noyer. A suo dire, al momento «manca una corretta trasmissione di politica monetaria». E anche per questo  l’Europa ha bisogno di realizzare una supervisione bancaria unificata, sulla quale «può lavorare velocemente», se esiste «una volontà politica» per farlo. Il problema, però, sembra essere proprio questo.
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