sabato 9 febbraio 2019
Non accadeva dal 2013. Cgil, Cisl e Uil, con lo slogan "Futuro al lavoro", riuniscono la base per sostenere le proposte su crescita, sviluppo, lavoro, pensioni e fisco e chiedere un cambio di rotta
Sindacati in piazza contro le politiche del governo
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Non accadeva dal 2013. Erano quasi sei anni che non si teneva una manifestazione nazionale unitaria del sindacato. Piazza San Giovanni e via Merulana erano colme di lavoratori e pensionati provenienti da tutta Italia. Complice anche una giornata di sole. Cgil, Cisl e Uil, con lo slogan Futuro al lavoro, hanno riunito a Roma la base per sostenere le proposte su crescita, sviluppo, lavoro, pensioni e fisco e chiedere al governo di aprire un confronto di merito e cambiare la politica economica. Il corteo era partito da piazza della Repubblica per ascoltare i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo schierati sul palco.

«A chi governa questo Paese
e va a incontrare chi protesta in altri Paesi diciamo che se hanno un briciolo di intelligenza ascoltino questa piazza e aprano il confronto: noi siamo il cambiamento - dichiara Landini, al suo esordio da leader della Cgil -. Noi oggi siamo qui unitariamente e questa è una grande novità. C'è bisogno di unire il Paese non di dividerlo. Bisogna unire i lavoratori in Italia e così anche in Europa. Bisogna avere il coraggio di osare. Spero che il governo, il presidente del Consiglio, stiano in ascolto. Noi abbiamo già spiegato quali siano le cose da fare in due incontri. Ma siamo gente che ha pazienza e ripetiamo con calma».

«Il governo esca dalla realtà virtuale e si cali nel mondo reale, del lavoro - dice Furlan -. Il governo deve cambiare la linea economica. L'Italia è a un passo dalla recessione economica. Il governo deve cambiare assolutamente rotta. Si confronti finalmente con i sindacati, perché dopo tanti anni di sacrifici degli italiani, non possiamo permetterci che il Paese torni a decrescere. Nessuno da solo riesce a risolvere problemi così complessi. L'Italia è già in recessione tecnica, crolla la produzione industriale, sale lo spread. I dati dell'economia sono negativi. Bisogna mettere in atto politiche per lo sviluppo e la crescita. Il blocco delle infrastrutture sta provocando danni che rischiano di essere irreparabili per il Paese, bisogna da subito sbloccare i cantieri, che attiverebbero 400mila posti di lavoro. Il governo deve cambiare marcia. Rispetto alla previsione del governo su una crescita del 1% del Pil nel 2019, la leader della Cisl rimarca che "non basta scrivere gli obiettivi, bisogna anche raggiungerli».

«Chiediamo al governo di convocarci, altrimenti la mobilitazione proseguirà» - sottolinea Barbagallo -. Quota 100 va bene, ma si deve trovare una soluzione anche per tanti altri lavoratori che avrebbero diritto di andare in pensione e non ci possono andare. Il reddito di cittadinanza è un utile strumento contro la povertà, ma vorremmo anche che si creasse lavoro per i giovani. Inoltre, servono investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e immateriali per puntare allo sviluppo. Il Paese è in recessione noi siamo contro l'austerità e vogliamo batterci perché si riprenda il cammino economico e produttivo».
I sindacati chiedono investimenti per rilanciare l'economia, politiche per il Mezzogiorno, una riforma fiscale che appiani le disuguaglianze, una riforma vera delle pensioni, la garanzia degli ammortizzatori sociali, più risorse per sanità, welfare, istruzione, scuola. In una parola, dare "futuro al lavoro".

Tanti gli striscioni e gli slogan presenti alla manifestazione. "Meno stati sui social, più stato sociale" è uno dei tanti che campeggia. "Giù le mani dalle nostre pensioni", "Subito una legge per la non autosufficienza", "Non siamo il vostro bancomat", "C'è solo una razza quella umana", recitano altri cartelli. A sventolare sono anche le tante bandiere dei sindacati confederali e delle diverse categorie, accompagnate dai palloncini rossi della Cgil, verdi della Cisl e blu della Uil. Non mancano la musica e i cori, come "È ora di cambiare".

Non solo la ritrovata unità sindacale. Anche gli industriali al fianco di Cgil, Cisl e Uil.
La protesta e la decisione di aderire alla manifestazione dei sindacati parte da Confindustria Romagna, dove è forte la preoccupazione per lo stop alle trivelle inserito dal governo nel Dl Semplificazioni. Gli imprenditori arrivati da Ravenna per sfilare in corteo sono una trentina, altri arrivano dalla Basilicata, da aziende del settore dell'Oil & Gas. Hanno portato un manifesto: "Investiamo nel gas naturale italiano, meno inquinamento, meno spesa, più lavoro. Sì al gas naturale italiano". «Siamo accanto ai sindacati - afferma Ermanno Bellettini, responsabile delle risorse umane della Rosetti Marino - perché se non c'è crescita non c'è lavoro, e se soffrono i lavoratori soffrono anche le imprese. Siamo insieme, siamo tutti preoccupati. Non capiamo perché c'è questo accanimento contro questo settore».

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