venerdì 19 luglio 2019
La Coldiretti ha vinto la battaglia legale per avere accesso ai dati sulle aziende che fanno 'made in Italy' con ingredienti che arrivano dall’estero
Si avvicina la fine del segreto su chi usa il latte straniero
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Da due anni gli italiani possono sapere da quale Paese arriva il latte che comprano. L’obbligo dell’origine in etichetta, introdotto nel 2017, ha aumentato la trasparenza in questo mercato. Coldiretti si è battuta nei tribunali amministrativa per portare la trasparenza a un livello superiore: chiede il diritto di conoscere i nomi delle aziende che importano alimenti dall’estero, a partire proprio dal latte. Questo servirebbe a evitare di fare passare come “made in Italy” formaggi realizzati in Italia con ingredienti che arrivano da fuori. L’associazione degli agricoltori questa battaglia l’ha anche già vinta. Almeno per quanto riguarda i Tribunali. Nel 2017 aveva infatti chiesto alla “Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari” del ministero della Salute la possibilità di avere accesso ai dati dettagliati sui flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero caseari. La direzione, che si limita a pubblicare i dati sui flussi del latte importato per Paese di origine, ha accettato di dare a Coldiretti i dati sulle importazioni con le Province di destinazione, ma «senza i riferimenti delle ditte individuali e dei soggetti giuridici nazionali ed esteri». A quel punto l’associazione degli agricoltori ha portato l’istanza in tribunale sulla base della legge del 2013 che prevede il diritto di avere accesso a documenti della Pubblica amministrazione (il cosiddetto “accesso civico”).

Il Tar del Lazio le ha dato torto, Coldiretti ha fatto ricorso al Consiglio di Stato che lo scorso 6 marzo le ha invece dato ragione. Tutto risolto dunque? No, perché l’associazione accusa i funzionari del ministero della Salute di usare la burocrazia ministeriale per fare resistenza contro la richiesta degli agricoltori. Quando il 5 di luglio è andato al “Villaggio Coldiretti” a Milano, il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, si è impegnato ad agire per risolvere la questione: «Lato mise, il mio ministero, e lato ministero della Salute, con Giulia Grillo, abbiamo dato più volte mandato di desecretare quei dati perché voi avete vinto il Consiglio di stato con una sentenza che obbliga il ministero a rendere pubblico quel dato. Ora il 18 luglio ci rivediamo per l’ultima volta perché se c’è qualche dirigente ministeriale che non vuole firmare la desecretazione allora cambierà lavoro, gli cambieremo ruolo e vedremo di farglieli desecretare». L’incontro si è tenuto ieri al ministero della Salute ma non è stato possibile ottenere dettagli su come sia andato. Possibile che nei prossimi giorni l’Italia riesca comunque a completare questo passo in avanti sulla trasparenza alimentare.

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