domenica 8 maggio 2016
Il presidente di Fcre-Fondazione Culturale Responsabilità Etica risponde alle domande sui nuovi indicatori di Csr per il sondaggio lanciato da Reteinopera «Più azionisti attivi, l’obiettivo è un modello di economia sostenibile».
Baranes: «Servono risparmiatori consapevoli»
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Che cosa vuol dire essere un’azienda impegnata nella responsabilità sociale d’impresa? È questa la domanda rivolta ai cittadini dal sondaggio lanciato da Retinopera, la rete delle principali associazioni laiche cattoliche italiane. Che in questo modo intende diffondere la conoscenza di tali argomenti, soprattutto aumentando la consapevolezza del ruolo dei comportamenti individuali nell’orientare il sistema economico nel senso della sostenibilità sociale e ambientale. «Per rendere più popolari questi temi, i punti di partenza possono essere tanti», dice Andrea Baranes, presidente di Fcre-Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Banca Etica). C’è stata una crescita di attenzione sui temi di sostenibilità? Rispetto ad alcuni anni fa certamente, anche se si tratta di un movimento di lungo periodo. Ora quando si va a far la spesa, ad esempio, sempre di più si controlla come viene prodotto ciò che si acquista. Quando c’è un interesse diretto è più semplice. In altri casi far comprendere che si tratta di questioni con una ricaduta diretta sulle nostre vite è forse più complesso. In quali? Pensiamo alla questione fiscale: interessa specie in caso di scandali, come quello recente dei Panama papers. In ambito csr è considerata a volte come un tema di sostenibilità sociale, c’è un interesse generico, ma non ha ancora spazio a sé. Allora è anche responsabilità nostra, di chi cioè lavora nel settore, incanalare questo interesse in un approccio diverso alla responsabilità sociale. In materia di risparmio e investimenti si parla da molto tempo della necessità di lavorare sull’educazione finanziaria. Ma il livello di conoscenza medio delle dinamiche e dei prodotti finanziari resta basso… C’è moltissimo da fare. Una delle cose su cui insistere è che non esistono i 'mercati finanziari' in astratto. I più grossi attori sui mercati sono banche, fondi pensione, assicurazioni, fondi d’investimento, tutti soggetti che si alimentano dei soldi di una moltitudine di persone: questo è il collegamento di fondo di cui essere consapevoli. Ma verso buona parte dell’opinione pubblica non è ancora passato il messaggio che, così come accade per i consumi, sono i soldi che si mettono in banca o si affidano a un gestore che poi, girando, rischiano di sostenere la speculazione o un modello di economia con impatto negativo in termini di sostenibilità. Mentre potrebbero essere utilizzati per alimentare modelli di economia più sostenibili. È così difficile far passare questo messaggio? È che vanno considerate anche le abitudini, a volte la pigrizia, specie di certe tipologie di risparmiatori: capita, incontrandoli, che ci diano anche ragione, ma ciò non è sufficiente per far cambiare loro l’abitudine di rivolgersi magari alla banca sotto casa perché è la più comoda. Mentre per acquistare un prodotto diverso basta cambiare scaffale al supermercato, o far parte di un Gas (gruppo d’acquisto solidale, ndr). Oltre al messaggio, cioè, che è quello di una maggiore consapevolezza del fatto che il modo con cui vengono utilizzati i nostri soldi non è neutro, occorre considerare anche come funzionano certi comportamenti. Fcre è particolarmente attiva sul fronte dell’azionariato attivo: può essere un modo efficace per diffondere questa consapevolezza? L’idea dell’azionariato attivo è che se possiedo azioni di una società, anche un quantitativo minimo, ho il diritto-dovere di partecipare alla sua vita. Facendo leva sul fatto di essere azionista per stimolare l’azienda a comportarsi meglio. Essere attenti alla sostenibilità quasi sempre vuol dire avere orizzonti di lungo periodo. Quanto oggi le dinamiche finanziarie si muovono in questa direzione? In gran parte la finanza ne è ancora lontanissima. Anche qui bisogna creare cultura, far passare alcuni messaggi, impegnarsi giorno dopo giorno nel farli comprendere. In questo senso ha costituto un grande avanzamento l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, dove fra i tanti punti straordinari si spinge anche a operare con un’ottica di lungo periodo, guardando alle future generazioni.
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