sabato 14 dicembre 2013
Le principali aree di intervento delle aziende idriche (per un investimento medio dell'11,3% del fatturato) riguardano «la sostituzione delle tubazioni, ampliamento e adeguamento della rete fognaria e degli impianti di depurazione».
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"Gli investimenti fatti dalle maggiori utility italiane nel settore acqua portano a ricadute economiche stimate per il Paese in oltre 3,6 miliardi euro all'anno e creano 21.000 posti di lavoro". Questi alcuni dei dati presentati da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys (la società specializzata in consulenza strategica in ambiente, energia, infrastrutture, utility), alla Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici.Secondo l'analisi di Althesys "il totale delle ricadute degli investimenti delle principali 100 utilities nazionali è di 3,601 miliardi di euro, pari allo 0,22% del Pil con una stima di circa 110 miliardi di euro in 30 anni". Per questo volume di investimenti verrebbero creati "circa 11.850 posti di lavoro diretti e 9.070 indiretti, per un totale di quasi 21mila occupati". Le principali aree di intervento delle aziende idriche (per un investimento medio dell'11,3% del fatturato) riguardano "la sostituzione delle tubazioni, ampliamento e adeguamento della rete fognaria e degli impianti di depurazione". In generale, sono "le grandi utilities ad aver messo in campo le risorse più sostanziose e calcolate in circa 1,8 miliardi di euro con un'incidenza sul volume d'affari pari al 9,3%"."Nonostante la congiuntura economica negativa - osserva Marangoni - il settore delle utility ha svolto storicamente un ruolo anticiclico e difensivo. Gli investimenti nel settore costituiscono un motore di sviluppo. Tuttavia, la sola tariffa non può risolvere tutti i problemi del settore idrico: è necessario soffermarsi su una gestione complessiva più efficiente in grado di migliorare il rapporto qualità-prezzo. Occorre favorire le economie di scala".
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