martedì 18 settembre 2012
​A luglio avanzo record (4,5 miliardi) il più alto dal 1998. Ma pesa la debolezza dei consumi interni che taglia l'import.
L'Italia che fa ed esporta attende il rispetto che merita di Paolo Preti
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​E per fortuna che c’è l’export: vola il surplus della bilancia commerciale italiana, con il saldo tra esportazioni e importazioni che a luglio risulta in positivo per 4,5 miliardi di euro, come non avveniva dallo stesso mese del 1998. E senza la zavorra dell’energia, l’avanzo sfiorerebbe la doppia cifra. Intanto anche la bilancia commerciale dell’Eurozona chiude con un attivo record di 15,6 miliardi, il picco più alto dal 1999.In realtà, spiega l’Istat, sebbene su questo surplus record – una buona notizia per lo stato di salute delle imprese made in Italy – pesi anche una componente stagionale (che fa di luglio un mese favorevole), una possibile spiegazione va trovata pure nella dinamica debole delle importazioni, dovuta a un calo della domanda interna. Analizzando quindi la forbice tra import e export, ha influito molto l’effetto della crisi, che si è riflettuto anche nella riduzione degli acquisti oltre confine: rispetto allo scorso anno, a luglio l’export è salito del 4,3%, a fronte di una riduzione dello stesso valore dell’import. Anche se qualcosa si muove mese su mese, dopo un giugno «nero» gli acquisti all’estero hanno segnato una ripresa (+2,9%).Il saldo di luglio è risultato in ampio miglioramento rispetto allo stesso mese del 2011 (+2 miliardi): in particolare, l’aumento dell’export ha riguardato articoli farmaceutici (+13%), autoveicoli (+12,5%) e alimentari (+11%); dal lato delle importazioni, invece, sono risultati in forte flessione gli autoveicoli (-32,9%) e i prodotti petroliferi raffinati (-16%). A registrare invece un aumento rilevante, gli acquisti di gas naturale (+19,7%) e mezzi di trasporto esclusi gli autoveicoli (-12,8%). La crescita tendenziale dell’export è stata trainata dalle vendite verso i Paesi del Sudest asiatico (+29,6%), Stati Uniti (+21,8%) e i Paesi Opec (gli esportatori di petrolio, +20,6%). In calo invece le vendite in Cina (-16,6%), Spagna (-9%) e Romania (-8,8%); soprattutto la diminuzione di acquisti di petrolio greggio dalla Russia, di vetture dalla Germania e di computer dalla Cina ha influito per oltre il 50% alla caduta delle importazioni.Le reazioni a questi dati sono comunque positive. Soddisfatto Riccardo Monti, presidente dell’Agenzia Ice: «anche la ripresa delle importazioni va letta positivamente - ha detto - perché ha interessato beni strumentali e prodotti intermedi e potrebbe segnalare un riavvio dei processi produttivi». «Vendiamo all’estero meno prodotti ma di miglior qualità», ha affermato il segretario generale di Assocamerestero Fausto Esposito, per il quale la crescita del valore delle importazioni di energia «è dovuta anche alla svalutazione dell’euro, che ci porta a pagare un prezzo maggiore per il nostro fabbisogno energetico».
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