venerdì 24 novembre 2017
Lo ha sottolineato il cardinale Turkson alla conferenza internazionale dei movimenti sindacali organizzata dal Dicastero pontificio per il servizio dello sviluppo umano integrale
Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson

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«I miglioramenti nelle forme e nelle condizioni di lavoro migliorano tutte le parti della società: hanno un impatto positivo sui salariati, ma anche sulle persone a loro carico, le famiglie, i parenti e la comunità, così come sull’istruzione e sulla salute; e a lungo termine, promuovono un cambiamento sociale positivo». Lo ha sottolineato il cardinale prefetto Peter Kodwo Appiah Turkson aprendo ieri, nell’Aula nuova del Sinodo, la conferenza internazionale Dalla Populorum Progressio alla Laudato sì. Il lavoro e il movimento dei lavoratori al centro dello sviluppo umano integrale, sostenibile e solidale, convocata dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

Dopo aver richiamato i principali documenti della dottrina sociale della Chiesa a partire dalla Rerum novarum del 1891, il porporato ha evidenziato come le questioni tradizionali dell’occupazione e dello sviluppo umano siano strettamente collegate tra loro. Oltre ai rappresentanti della Santa Sede e del Dicastero, alla due giorni partecipano 200 esponenti dei principali movimenti sindacali regionali e internazionali, specialisti nel campo delle scienze sociali, delegazioni provenienti da oltre 40 Paesi, rappresentanti dei movimenti cristiani dei lavoratori, autorità dell’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro). Oggi pomeriggio, al termine dei lavori, è previsto l’incontro con papa Francesco.

Il cardinale Turkson – citando ampiamente il magistero del Pontefice sull’argomento – ha rimarcato che l’attuale sistema economico non è più in grado di creare lavoro. Pertanto, le varie entità politiche, sociali ed economiche sono chiamate a proporre modelli diversi, basati sulla giustizia e sulla solidarietà umana, per garantire a tutti la possibilità di ottenere una forma dignitosa di occupazione, visto che «il lavoro è un bene per tutti e deve essere disponibile per tutti». In proposito lo stesso Pontefice incoraggia a usare «strumenti creativi» per forgiare nuove forme di cooperazione. Le organizzazioni sindacali, ha sostenuto il porporato, «devono creare nuove forme di solidarietà per garantire la realizzazione dell’obiettivo globale del lavoro dignitoso». Ossia «deve essere degno di un essere umano, fatto con strumenti adeguati, in condizioni di sicurezza e con una remunerazione adeguata, un salario giusto».

Per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, «c’è un urgente bisogno di sindacato in questa fase della storia dell’umanità, ben oltre le illusioni antidemocratiche di certa politica e delle varie forme di populismo che puntano sulla 'disintermediazione' per escludere i soggetti sociali». «Sindacato è una bella parola, come ci ha ricordato il Papa – ha aggiunto la leader cislina –. Proviene dal greco e tradotta vuol dire 'giustizia insieme'. Ebbene: non c’è 'giustizia insieme' se non è insieme agli esclusi di oggi». Furlan ha ringraziato Francesco e la Chiesa cattolica per l’attenzione rivolta nei confronti del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per le organizzazioni sindacali, che «affrontano la grande sfida di rappresentare gli interessi delle persone, in uno scenario in grande cambiamento, dove gli strumenti tradizionali che abbiamo usato fino a oggi difficilmente corrispondono alle esigenze che pongono le veloci trasformazioni del mondo della produzione». La numero uno della Cisl ha quindi sottolineato come ci siano ancora oggi, secondo i dati dell’Ilo, «168 milioni di bambini che lavorano. Di questi, 85 milioni sono impiegati in lavori pericolosi. Il lavoro 'forzato', il lavoro degli schiavi, cresce in modo esponenziale e continua a essere praticato in tante zone del mondo, quelle zone da cui tantissime persone sono costrette a fuggire, a emigrare».

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