venerdì 26 febbraio 2016
La situazione familiare condiziona ancora le scelte. Mentre il 75% dei liceali prosegue gli studi all'Università, l'85% dei diplomati degli istituti professionali si ferma.
L'ascensore sociale continua a restare bloccato
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L’«ascensore sociale» continua a restare bloccato. Il meccanismo che fino a qualche decennio fa permetteva, grazie all’istruzione, di migliorare il proprio status sociale d’origine, da tempo non sembra più funzionare. L’ennesima dimostrazione arriva dal Rapporto Alma Diploma presentato ieri al ministero del-l’Istruzione: ancora una volta, dati alla mano, a condizionare il percorso dei giovani dopo il conseguimento del diploma di scuola superiore sono la condizione socio-economica della famiglia e il grado di istruzione dei genitori. A dire il vero questo condizionamento appare già nella scelta della stessa scuola superiore: la gran parte di chi si iscrive al tecnico o al professionale, al termine degli studi sceglie di entrare subito nel mondo del lavoro. E a farlo sono figli di genitori con minor scolarità e redditi bassi. Infatti in base al Rapporto 2016 di Alma Diploma, che ha indagato un campione di 15mila ragazzi su una popolazione di oltre 100mila studenti di 300 superiori, il 75% degli studenti liceali prosegue negli studi universitari, mentre si scende al 37% per quelli dei tecnici e addirittura solo al 15% tra i diplomati degli istituti professionali. Ovviamente invertita la classifica se si guarda l’ingresso nel mondo del lavoro dopo il diploma: il 39% dei diplomati professionali, il 28 di quelli tecnici e solo il 3% dei liceali. E se si osserva la situazione a cinque anni dal conseguimento del titolo di studi superiore le percentuali di chi lavora sale al 62% per i diplomati professionali, al 51% per quelli dei tecnici e si resta al 14% per i liceali. La situazione globale. Il Rapporto di Alma Diploma 2016 mostra che a un anno dal diploma il 65% degli studenti continua i propri studi andando all’università, mentre poco meno di un terzo (il 31%) è entrato nel mondo del lavoro e un altro 17% è alla ricerca di un impiego, con un restante 4% che non studia e non cerca lavoro. A cinque anni dalla fine delle superiori la percentuale di chi lavora sale al 51% (composto da un 38% che lavora e un 13% che abbina il lavoro allo studio) e un 12% è ancora alla ricerca di una collocazione lavorativa. Il contesto familiare. Il Rapporto dimostra come il titolo di studio dei genitori influisca nelle scelte dei giovani dopo il diploma. L’86% dei diplomati provenienti da famiglie in cui almeno uno dei due genitori è laureato si iscrive all’università. La quota scende al 64% tra i giovani con genitori in possesso anch’essi del diploma e cala ulteriormente al 43% tra quanti hanno papà e mamma con al più la licenzia media inferiore, titolo che fino a qualche anno fa segnava la conclusione del percorso obbligatorio degli studi, che oggi è fissato invece ai 16 anni con l’obbligo formativo fino ai 18. L’alternanza scuola-lavoro. «La scuola – ha osservato il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, presentando i risultati del Rapporto – è 'conoscenze' ma anche 'competenze' è e queste ultime si acquisiscono anche con modalità di alternanza scuola-lavoro». Con la riforma, ha aggiunto, «stiamo aprendo le scuole al mondo della produzione». Ora, sottolinea ancora il sottosegretario che «il mondo del lavoro collabori» indicando «quali competenze sono richieste ai giovani da qui ai prossimi anni». «Competenze», per il sottosegretario, è anche la parola chiave per sbloccare l’ascensore sociale. Un tema su cui, ha aggiunto il direttore generale del Miur Carmela Palumbo, «si sta puntando laureati, a cui si aggiunge il fenomeno di coloro che tra i 15 e i 29 anno non sono nè occupati, nè impegnati in percorsi formativi: il 26%, dieci punti in più della media europea».
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