mercoledì 23 settembre 2009
Il Pd ha abbandonato i lavori di Palazzo Madama in dissenso con le misure che ampliano le maglie della sanatoria per il rientro dei capitali dall'estero. Il testo ora passa all'esame della Camera, che deve convertire il provvedimento in legge entro il 3 ottobre pena la decadenza delle misure.
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Arriva lo scudo "protettivo" anche per il falso in bilancio (a meno che non ci sia un procedimento giudiziario avviato prima del 5 agosto 2009). Ma salta il "salvacondotto" che era stato ipotizzato la settimana scorsa e che, in pratica, estendeva anche ai procedimenti penali in corso la copertura concessa a chi ha esportato illegalmente capitali. Il via libera stamane dal Senato: il decreto correttivo, che modifica l'ultimo pacchetto di misure anti-crisi, contiene anche la versione "large" dello scudo.Il Pd ha abbandonato i lavori di Palazzo Madama in dissenso con le misure che ampliano le maglie della sanatoria per il rientro dei capitali dall'estero. Il testo ora passa all'esame della Camera, che deve  convertire il provvedimento in legge entro il 3 ottobre pena la decadenza delle misure."Nessun commento. Quando mi sarà trasmesso il testo da promulgare, approvato dal Parlamento, valuterò le eventuali novità ", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.L'opposizione infuriata. Lo scudo fiscale a beneficio di chi decide di rimpatriare o regolarizzare beni e attività finanziarie portate all’estero è stato riscritto ieri in Senato, alle prese con il decreto correttivo anti-crisi: per fare cassa in fretta si potrà pagare l’imposta speciale del 5% solo entro 3 mesi di tempo e non più 7 (quindi fino al 15 dicembre prossimo, anziché il 15 aprile 2010), inoltre lo scudo è aperto anche alle «imprese estere controllate o collegate» e sono cancellati gli obblighi anti-riciclaggio. Ma è soprattutto il "coinvolgimento" del falso in bilancio che fa infuriare le opposizioni: «È un condono, una vergogna», ha protestato il segretario del Pd, Dario Franceschini. Mentre per Anna Finocchiaro, capo dei senatori Pd, si tratta di «un vero e proprio indulto», che pertanto «dovrebbe essere votato da una maggioranza dei due terzi» e che è causa «della rottura di una intesa istituzionale». Per l’Idv «ancora una volta è stato raggirato il Quirinale», che aveva invitato il governo a operare delle correzioni; per l’Udc, infine, così «si vanificano gli sforzi contro l’illegalità».Le principali modifiche. Dopo il lavorìo della mattinata, la maggioranza ha partorito ieri una nuova versione dell’emendamento presentato dal senatore Salvo Fleres (Pdl) che è stato approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze. In serata, poi, il testo è approdato in aula, dove il voto finale è slittato a oggi. Le principali modifiche sono due. Da un lato, al comma 3 dell’articolo 13-bis, è stato precisato che le operazioni relative allo scudo non possono costituire un elemento a sfavore del contribuente non solo «in ogni sede amministrativa o giudiziaria», ma anche «civile ovvero tributaria». Dall’altro lo scudo, che nella versione originaria tutelava il soggetto interessato solo dai casi di omessa o infedele dichiarazione dei redditi, è stato allargato a coprire una lunga serie di reati tributari e penali, fra i quali appunto il falso in bilancio oltre alle false comunicazioni sociali. In pratica si ricreano le condizioni dello scudo versione 2001, come aveva detto nella conferenza stampa della mattina a Palazzo Chigi Giulio Tremonti. Il ministro dell’Economia ha ricordato che l’Italia «è un Paese ad alta evasione fiscale», ma che per combatterla «non basta l’atteggiamento apotropaico degli altri governi». Serve una vera azione «di contrasto», anche perché «non aiuta avere sull’arco alpino una quantità di "paradisi" fiscali che per gli evasori sono come la caverna di Alì Babà».La presenza di Tremonti era stata reclamata a Palazzo Madama dalle opposizioni. Ma al suo posto il ministro ha mandato in aula il sottosegretario Alberto Giorgetti che ha difeso l’emendamento Fleres sostenendo che il governo «ritiene che il testo sia migliorato». Toni decisi sono stati usati anche dal relatore Antonio Gentile: «Non è un’amnistia, l’opposizione non continui il muro contro muro».
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