sabato 9 febbraio 2019
Nel mirino il vicedirettore Signorini. M5S e Lega avevano posizioni differenti ma davanti alla platea dei risparmiatori della Popolare di Vicenza i due vice-premier hanno serrato i ranghi
I vicepremier Luigi Di Maio (M5s) e Matteo Salvini (Lega) oggi a Vicenza (Ansa)

I vicepremier Luigi Di Maio (M5s) e Matteo Salvini (Lega) oggi a Vicenza (Ansa)

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Il caso Bankitalia è stato l'ultimo pomo della discordia tra M5S e Lega. Ma adesso la linea dei due partiti sembra convergere. Alta tensione in Consiglio dei ministri giovedì scorso sulla conferma del vicedirettore generale Luigi Federico Signorini.

Con Luigi Di Maio che si è opposto al via libera. Signorini è sostenuto oltre che da Bankitalia dal ministro del Tesoro Giovanni Tria e dalla Lega che però ieri con il vicepremier Matteo Salvini ha compiuto una vera e propria capovolta sostenendo la necessità di un ricambio dei vertici di Bankitalia e Consob.

«Siamo qua perché chi doveva controllare non ha controllato, la Banca d'Italia e Consob andrebbero azzerati, altro che cambiare una o due persone. Azzerati. Dov'erano questi signori mentre questi mangiavano?» ha detto Salvini da Vicenza, davanti alla platea di migliaia di risparmiatori colpiti dal crack della BpVi, dove il leader leghista è arrivato con l'altro vicepremier Luigi Di Maio. «Chiediamo discontinuità e quindi non possiamo confermare le stesse persone che sono state nel direttorio di Bankitalia nel periodo in cui è successo quello per cui è oggi qui questa gente», ha confermato Di Maio. Sulla scelta dei vertici della Banca d'Italia «stiamo approfondendo», ha confermato da Roma il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

A rischio ci sarebbe oltre alla riconferma del vicedirettore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, anche quelle della vicedirettrice Valeria Sannucci e del direttore generale Salvatore Rossi. «Chiarisco un concetto: un conto è l'indipendenza di questi organismi che controllano, un'altra cosa è l'irresponsabilità», ha spiegato Salvini davanti alla platea dei "truffati" dalle popolari venete. «Se non fai il mestiere per cui sei pagato paghi civilmente e penalmente, fino in fondo. Non è più possibile che qualcuno sbaglia e non si sa mai chi è stato e non paga nessuno. Noi rispettiamo chi fa il suo lavoro ma ci sono stipendi da centinaia di migliaia di euro e non riconfermare qualcuno del passato mi sembra il minimo nel rispetto di voi e di chi è stato fregato».

Salvini e Di Maio sono apparsi uniti, come non si vedeva da tempo, tra un abbraccio e le contestazioni, fin dal loro arrivo all'assemblea presidiata da un imponente schieramento delle forze dell'ordine. L'obiettivo era spiegare come accedere a quel miliardo e mezzo di euro stanziato per il fondo di indennizzo per le vittime del crack di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca: «Questo governo ha ascoltato i risparmiatori», ha esordito Di Maio, «il miliardo e mezzo di euro lo abbiamo trovato e ci dicevano che non c'erano soldi».

L'incarico di Signorini scade l'11 febbraio e il 16 gennaio scorso il Consiglio Superiore di Via Nazionale aveva proposto la sua conferma. Ma spetta al premier Giuseppe Conte, di concerto con il titolare del Mef e sentito il Cdm, trasferire la proposta al presidente della Repubblica, che con un decreto formalizza la nomina. Nel Cdm notturno dell'altro ieri, tale proposta ha visto salire in trincea il M5S, che vuole andare a fondo nell'opera di "spoil system" dei tecnici. E, non a caso, ieri Di Maio ha annunciato la rotazione di 10 direttori generali del Mise, spiegando che i restanti 5 ruoteranno entro marzo. «Per alcune direzioni ciò non avveniva da 17 anni, finalmente arriverà un po' d'aria fresca", sottolinea il vicepremier. Parole che, di fatto, sono traducibili per il "caso Signorini". Con un'appendice. Le considerazioni, non certo morbide, che il vicedirettore di Bankitalia ha dedicato lo scorso ottobre in audizione in Parlamento sul reddito di cittadinanza. «Una misura dagli effetti graduali e modesti», era stato il suo giudizio. Critico anche il suo commento sulla riforma della legge Fornero e su quota 100 per le pensioni. Il ministro Tria però si era fatto sentire mettendo l'accento su due punti: un simile diniego va motivato e, anche se così fosse, si rischierebbe di ledere l'indipendenza della banca centrale, fissata dai Trattati Ue. E il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, partendo dal nodo Signorini, avrebbe anche fatto una riflessione sulla tenuta del governo: «Così non arriviamo neanche a fine mese», avrebbe avvertito agli alleati. Ma le dichiarazioni di ieri di Salvini sembrano aver scongiurato (per adesso) l'ulteriore frattura.

Chi è Signorini, il vicedirettore che non piace ai 5S

Luigi Federico Signorini, 63 anni, ha studiato economia all’Università di Firenze e alla Harvard University. Nel 1982 entra nel Servizio Studi della Banca d’Italia, dove si occupa dapprima di struttura e politica industriale e poi di analisi congiunturale. Passa alla vigilanza bancaria e finanziaria nel 2008: dapprima come capo del servizio Normativa e politiche di vigilanza, dove segue gli interventi successivi alla crisi e, tra l’altro, dà impulso alla normativa sulla trasparenza bancaria. Condivide la carica di vicedirettore di Banca d’Italia con Fabio Panetta (rinnovato lo scorso ottobre) e Valeria Sannucci (in scadenza a maggio). Insieme al governatore Ignazio Visco, i tre fanno parte del Direttorio della banca, insieme anche al direttore generale Salvatore Rossi. Il mandato dura sei anni ed è rinnovabile una volta sola.

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