venerdì 13 settembre 2019
Mercato degli smartphone in calo. Guerra aperta tra Apple e Huawei
Dazi e 5G: scontro tra giganti
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Il mercato degli smartphone è saturo, le vendite quasi congelate, i prezzi costretti a scendere e i "giganti" di una volta iniziano a rivedere le proprie politiche. Lo dimostra Apple che ha da pochi giorni presentato il suo nuovo iPhone 11, un rinnovato iPad e una carrellata di servizi che passano dalla piattaforma dedicata al gaming a quella per la tv e che, per la prima volta dopo anni, si è giocata la novità non sul prodotto ma sui prezzi. Non era mai capitato, infatti, che un modello di punta dell’azienda arrivasse sul mercato con un prezzo addirittura inferiore a quello del modello precedente. Cosa sta succedendo? Dietro la strategia di Apple non c’è solo la voglia, e la necessità, di conquistare un pubblico più ampio "democratizzando" un po’ i prodotti, ma soprattutto una guerra a colpi di vendite, per guadagnare fette di mercato in tutto il mondo, ma anche uno scontro politico e, soprattutto, commerciale tra Stati Uniti e Cina dove in mezzo ci sono il 5G (la rete ultraveloce del prossimo futuro), la componentistica e i servizi, cuore dei dispositivi di oggi.Adesso Apple non ha più il "dominio intellettuale" del mercato: le novità possono giungere da ovunque, anche da produttori inaspettati. Diversi marchi cinesi, che avevano iniziato ad arrivare sul mercato proprio con dispositivi che richiamavano fin troppo il premiatissimo iPhone, ora sono andati addirittura oltre. Solo per fare un esempio, Vivo, azienda poco conosciuta in Occidente, già lo scorso anno ha prodotto un telefono con scanner di impronta digitale incorporato (Apple potrebbe introdurre questa tecnologia sui suoi telefoni il prossimo anno), e le fotocamere dell’ultimo Huawei hanno - sulla carta - una performance che rischia di superare quella dell’iPhone. Per non parlare del 5G: gli ultimi dispositivi Samsung e Huawei sono già abilitati alla rete ultraveloce, mentre l’iPhone 11 appena presentato è sprovvisto del chip per la connettività di ultima generazione. Colpa del contenzioso - conclusosi solo lo scorso aprile - con la produttrice californiana di microprocessori Qualcomm che alla fine non ha installato la sua componentistica all’interno del nuovo dispositivo Apple. Non solo: in parte si tratta anche di un’espressa volontà dell’azienda. Sono anni infatti che l’amministratore delegato di Apple Tim Cook continua a ripetere che «l’obiettivo dell’azienda non è mai stato quella di arrivare per prima, ma piuttosto quello di essere la migliore».Un errore? Non è detto, perché oggi tutte queste tecnologie sono ancora poco affidabili e soprattutto costose e i lanci non sono sempre stati senza problemi. Di certo c’è che, a detta di molti analisti, se il "problema" del 5G non sembra avere effetto in aree come gli Stati Uniti e gran parte dell’Europa dove la copertura della Rete è ancora sporadica, lo stesso non può dirsi per Paesi come la Cina, il Giappone e la Corea che stanno sviluppando molto velocemente le reti 5G e dove quindi il mercato chiede dispositivi capaci di sfruttarne appieno le potenzialità. Così Apple rischia di perdere terreno a Est mentre, dall’altra parte, c’è la rivale Huawei - ormai sentita come più insidiosa della stessa Samsung - che Trump ha provato a isolare lanciando una vera e propria guerra commerciale per mettere non solo al bando i suoi prodotti dagli Usa, ma anche per bloccare addirittura tutte le partnership con i fornitori statunitensi. Il risultato a oggi è il rischio per Huawei di non poter più far girare Android, il sistema operativo di Google, sui propri dispositivi come anche tutte le app del motore di ricerca. Una situazione scomoda, certo, ma non meno di quella di Apple visto che la maggior parte del lavoro di assemblaggio dei suoi dispositivi, così come la componentistica, arriva proprio dalla Cina.Se in questo modo risulta più difficile sostenere il "dominio intellettuale" ed è necessario faticare per non perdere quote di mercato, l’unica alternativa resta migliorare l’esistente senza troppe novità. E, soprattutto, abbassare i prezzi.

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