domenica 5 novembre 2017
Nel modenese due settimane di presidio per i soci di due cooperative. Camusso: stop allo sfruttamento
Sciopero a oltranza per 75 licenziamenti
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Sciopero ad oltranza alla Castelfrigo, dove i lavoratori delle cooperative Work Service e Ilia D.A. da due settimane presidiano lo stabilimento contro la procedura di licenziamento per 75 soci-lavoratori. Posti in bilico che rischiano addirittura di aumentare, secondo quanto sostengono fonti sindacali. Ieri c’è stato un incontro pubblico e aperto a tutti con Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil e Ivana Galli segretaria nazionale del sindacato dell’agroindustria Flai-Cgil.

«Bisognerebbe coniare uno slogan sul fatto che la carne di qualità non può essere fatta sfruttando il lavoro in questo modo, con questa opacità e livelli di evasione per cui poi si scoprono contributi non pagati e condizioni di lavoro non sopportabili – ha detto Camusso al termine della visita –. Bisogna uscire dalla ambiguità delle cooperative spurie e le false coop. La tradizione della cooperazione è una tradizione estremamente importante, queste sono invece cose che nulla hanno a che fare col mutualismo». Va avanti da anni la battaglia per il contrasto delle forme di illegalità e il caporalato che interessano il distretto modenese delle carni, caratterizzato dalla presenza di 'false cooperative', sfruttamento del lavoro, evasione contributiva e fiscale delle sedicenti cooperative, mancato rispetto di regole e contratti. Fenomeni e comportamenti ancor più incomprensibili in un settore le cui perfomance hanno risentito meno di altri degli effetti della crisi degli ultimi anni. La Cgil auspica che cada al più presto il muro di silenzio e indifferenza sulla vertenza Castelfrigo e in generale sulle condizioni di lavoro nel distretto della lavorazione delle carni, sia da parte di molte istituzioni locali che da parte di Confindustria.

La vertenza alla Castelfrigo, società specializzata in particolare modo nella produzione di carni semilavorate per pancetta, mortadella e salame felino, è iniziata parecchi due anni fa. I lavoratori delle due cooperative (che sono circa 120 in tutto) a febbraio del 2016 erano riusciti ad ottenere un trattamento contrattuale analogo a quello dei colleghi assunti direttamente dalla Castelfrigo: vale a dire il contratto dell’industria alimentare. Ma nel momento in cui le due cooperative avrebbero dovuto applicarlo (vale a dire nell’agosto del 2017) si sono tirate indietro sostenendo che era subentrato un calo della produzione. «La situazione è molto complicata, ci sono parecchie irregolarità - spiega Umberto Franciosi segretario regionale della Flai-Cgil - e a noi non risulta alcun calo della produzione, si lavora tutti i sabati, a dimostrazione che non c’è crisi». Semmai secondo il sindacato c’è il rischio che i licenziamenti siano usati come 'punizione' proprio nei confronti di quei lavoratori che avevano osato chiedere il rispetto delle regole. «Sono persone che lavorano alla Castelfrigo da anni, hanno famiglie e figli piccoli» dice ancora Franciosi che sottolinea come oltre allo sfruttamento dei lavoratori le cooperative (che farebbero capo a dei prestanome) ci siano altri problemi come l’elusione fiscale e il mancato pagamento dei contributi previdenziali.

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