giovedì 12 marzo 2020
Chiesta la chiusura fino al 22 marzo al fine di sanificare gli impianti e mettere in sicurezza i lavoratori. Domani videoconferenza di Conte con le associazioni industriali e i sindacati
Paura di contagio nelle fabbriche. Tensione e scioperi: più sicurezza
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«Il clima tra i lavoratori è teso ed esasperato». Così i sindacati dei metalmeccanici descrivono la situazione nelle fabbriche, dove per chiedere maggiori tutele a fronte dell'emergenza sanitaria sono stati fatti oggi scioperi spontanei.

Intanto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, secondo quanto si apprende, ha convocato per domani mattina alle 11 una videoconferenza da Palazzo Chigi con le associazioni industriali e i sindacati e alla presenza dei ministri Catalfo, Gualtieri e Speranza, per discutere l'attuazione delle previsioni contenute nell'ultimo dpcm riguardanti i protocolli di sicurezza nelle fabbriche a tutela della salute dei lavoratori.

«Dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio Conte si è diffusa molta ansia e preoccupazione che poi è esplosa questa mattina - riferisce Samuele Lodi, segretario generale Fiom Emilia Romagna - e in alcune aziende ci sono state fermate in modo spontaneo». Scioperi si sono verificati nella provincia di Bologna, alla Bonfiglioli e alla Toyota, nella provincia di Parma, alla Gardner Denver, nella provincia di Reggio, alla Dieci di Montecchio, dove però dopo un confronto con l'azienda, la protesta è rientrata. «Ci sono situazioni - prosegue Lodi - in cui le aziende restano sorde, altre dove si avvia il confronto, ma non si raggiungono condizioni di sicurezza. La situazione così non è gestibile».

«In Piemonte - spiega Vittorio De Martino, alla guida della Fiom piemontese - c'è molta confusione e si sta diffondendo il panico anche perché ci sono contagi tra i lavoratori e i provvedimenti del governo non sono precisi. Hanno scioperato alla Ikk di Vercelli, alla Mtm di Cuneo, alla Trivium di Asti. Alla Valeo di Cuneo dopo la minaccia di sciopero sono stati presi provvedimenti, alla Dierre di Asti i lavoratori si sono fermati e poi la situazione si è risolta. I lavoratori chiedono norme chiare da applicare in tutte aziende o la chiusura temporanea». «Si sta discutendo con tutte le aziende, molte hanno usate le ferie fino a lunedì, in attesa del decreto, per poi passare alla cassa integrazione», afferma Salvatore Pafunti della Fim Cisl.

In Veneto i lavoratori dello stabilimento Electrolux di Susegana (Treviso) hanno proclamato per domani una giornata di sciopero per contestare la scelta del governo di escludere dalle imprese obbligate a chiudere per i rischi di contagio da Coronavirus quelle rientranti fra le attività produttive. Le Rsu chiedono che il lavoro sia interrotto anche nelle fabbriche e che il reddito per i dipendenti sia assicurato attraverso gli ammortizzatori sociali. Una scelta analoga è stata assunta dalle rappresentanze sindacali interne di Irca (gruppo Zoppas Industries) di Vittorio Veneto, le quali ritengono «insufficienti e divisive» le misure restrittive decise dal governo per contenere la diffusione del virus nei luoghi di lavoro. Anche in questo caso lo stop alla produzione per otto ore è fissato per domani.

«In Lombardia - fa notare
Alessandro Pagano, segretario generale Fiom regionale - i numeri della penetrazione del contagio rendono il livello di tensione più alto. Abbiamo chiesto immediati confronti sulle condizioni di lavoro per arrivare alla sospensione e alla riduzione al minimo indispensabile dei lavoratori nelle fabbriche. Non ci sono protocolli e procedure di riferimento e stiamo negoziando le condizioni. In sciopero sono scesi gli operai della Iveco di Suzzara, che poi hanno trovato un accordo sulla riorganizzazione del lavoro, così come quelli della Whirlpool di Varese. Hanno incrociato le braccia alla Bitron di Milano e alla Belleli di Mantova. Alfa Acciai di Brescia ha invece scelto la chiusura, concordata con i lavoratori. Alla Stm Microelectronics di Agrate il confronto è in atto, così come all'Augusta mentre al gruppo Leonardo di Varese sono state trovate soluzioni».


«Nelle Marche a Fincantieri - sottolinea Mauro Masci coordindatore nazionale Fim Cisl - malgrado lo sforzo fatto dall'azienda, la tensione è sempre più alta: le persone sono molto preoccupate e chiedono di fermare le attività produttive. Questo ha generato grande confusione. Oggi, dopo che un operaio è risultato positivo al Coronavirus, sono in sciopero a Muggiano di La Spezia (8 ore) e a Marghera (2 ore), domani sciopereranno a Palermo (8 ore) e ad Ancona (8 ore)».

Escono mascherina alla bocca scuotendo la testa ed entrano così in sciopero anticipando di due ore la fine del turno. Accade alla Fincantieri di Marghera con i sindacati che confermano la protesta dettata dall'emergenza sicurezza. «Impossibile rispettare le regole - dicono tre carpentieri moldavi in sub appalto - non si può fare questo lavoro stando a distanza di un metro l'uno dall'altro sarebbe meglio chiudere tutto. Questo virus è un casino e non ci sentiamo protetti».

«In Puglia - dichiara Valerio D'Alò, segretario nazionale Fim Cisl - è in corso a Taranto la trattativa tra Rsu e
Arcelor Mittal perché l'azienda sta facendo muro difronte alla richiesta di rallentare la produzione. General Electric, invece, ha fatto subito un accordo per sospendere l'attività per qualche giorno. A Leonardo di Grottaglie i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione per trovare soluzioni condivise».

Ieri Fim, Fiom e Uilm hanno fatto un comunicato unitario per chiedere di fermare temporaneamente le produzioni e mettere in sicurezza i lavoratori; nelle aziende che non rispettano le prescrizioni si sono detti pronti a «mettere in campo tutte le iniziative necessarie per salvaguardare la salute dei lavoratori». Oggi sono tornate a chiedere la chiusura delle fabbriche fino al 22 marzo al fine di sanificare gli impianti e
mettere in sicurezza i lavoratori.

Sciopero di otto ore domani allo stabilimento Fincantieri di Ancona, dove nei giorni scorsi è stato segnalato un lavoratore degli appalti positivo al Coronavirus, con conseguente isolamento di una trentina di
persone. Lo dice il segretario della Fiom Marche Tiziano Beldomenico: «Secondo noi e secondo la Rsu non ci sono le condizioni di sicurezza, troppo affollamento, mancanza di dispositivi di protezione come le mascherine. Un problema che riguarda sia i lavoratori diretti sia quello delle ditte degli appalti, in tutto circa 3.500 persone. E poi c'è molta paura, si parla di altri in isolamento volontario dopo essere venuti a contatto con altri positivi fuori del cantiere». Domani, per la prima volta nella storia del cantiere anconetano, non ci sarà il solito raduno ai cancelli del sito prima di dare a vita ad un corteo: «Non possiamo ovviamente
creare assembramento. Per tutti l'indicazione è di restare a casa».

Infine, il 52% dei direttori del personale - secondo i risultati dell’indagine Aidp (Associazione italiana dei direttori del personale) - è favorevole alla chiusura delle fabbriche, ma molto preoccupato per conseguenze economiche e occupazionali. L’86% è favorevole, inoltre, alla chiusura di tutti gli uffici e le attività commerciali, salvo l’apertura delle strutture di necessità.

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