Si riapre la porta della regolarizzazione per colf e badanti. Il ministero dell’interno, infatti, ha dato il via libera al riesame delle pratiche relative a extracomunitari disobbedienti. Stranieri, cioè, ai quali fu negata la sanatoria perché avevano disobbedito a un ordine di espulsione. Ora, dopo due sentenze del Consiglio di stato, con la nota protocollo n. 17102/2011 il ministero dell’interno ha autorizzato gli uffici a concedere il riesame in autotutela delle situazioni ancora pendenti, mentre per quelle chiuse occorrerà una nuova istanza da parte del datore di lavoro. La novità interessa qualche decina di migliaia di lavoratori stranieri che, con molta probabilità, si trovano (ancora) illegalmente in Italia e che, con altrettanta molta probabilità, lavorano (ancora) irregolarmente presso famiglie e anziani, come colf e come badanti. Sperano di ottenere un giorno un regolare permesso di soggiorno, così da normalizzare anche la loro vita. A settembre del 2009, il sogno sembrava che si stesse realizzando: una legge, infatti, consentiva loro la regolarizzazione sia della permanenza sul territorio italiano (presenza illegale in Italia) che del rapporto di domestici (il lavoro nero). Ma qualcosa andò storto. Infatti, nel corso dell’istruttoria della pratica di sanatoria, alcune Questure non fornirono il necessario placet a quanti si trovavano in Italia nonostante fossero stati colpiti da un ordine di espulsione. Veniva, così, negata la sanatoria ed, anzi, nei loro confronti si procedette alla notifica di una nuova espulsione, una soluzione divenuta poi “principio generale” operativo in tutt’Italia attraverso una circolare del Capo della Polizia, Antonio Manganelli, di marzo 2010. Quando ormai sembrava che la partita fosse persa, ecco la buona novella: il non aver obbedito a un ordine di espulsione non può essere considerato motivo ostativo alla regolarizzazione del 2009. A stabilirlo è stato il Consiglio di stato, con due sentenze del 10 maggio, condannando dunque sia l’operato delle Questure e sia la circolare della Polizia. Dinanzi al principio giurisprudenziale, il ministero dell’interno riapre la sanatoria agli stranieri con una nota del 24 maggio. La storia dunque sembrava avviarsi al lieto fine. Ma passa un solo giorno e il 26 maggio ecco arrivare il dietrofront dello stesso ministero: si prega di considerare temporaneamente sospese le indicazioni del 24 maggio.La parola fine sembra arrivare ora dalla nota protocollo n. 17102/2011. Il ministero spiega che, con riferimento alle fattispecie non ancora definite, la riapertura del procedimento, in sede di autotutela, può avvenire di ufficio (mediante una nuova comunicazione), sussistendovi un evidente interesse pubblico, in particolare nelle seguenti ipotesi:a) quando ancora non è stato notificato il decreto di diniego dell’emersione ai richiedenti;b) quando è pendente il ricorso giurisdizionale o straordinario;c) quando deve ancora spirare il termine di 120 giorni dalla notifica, valido per l’impugnazione.In questi casi, spiega il ministero, si procede con l’acquisizione di un nuovo parere del Questore e, quindi, al conseguente riesame della domanda. Il ministero esclude, invece, che la medesima prassi possa essere seguita per le procedure già definite, che devono ritenersi valide come è da ritenersi efficace il provvedimento finale che ne è conseguito. Tuttavia, lo Sportello unico, potrà procedere a un riesame degli atti in presenza di una specifica richiesta prodotta dal datore di lavoro che è l’unico soggetto legittimato alla presentazione di tale richiesta.