venerdì 15 febbraio 2019
Previsto un aumento di capitale che le darebbe una quota del 65% della società, senza debiti Resta il nodo dei creditori
Il terzo ponte sul Bosforo, una delle opere che ha messo in crisi il gruppo Astaldi

Il terzo ponte sul Bosforo, una delle opere che ha messo in crisi il gruppo Astaldi

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Sarà il gigante delle costruzioni Salini- Impregilo a salvare dal fallimento il gruppo Astaldi, da tempo in forte difficoltà. L’offerta è arrivata ieri quasi fuori tempo massimo ed era comunque l’unica dopo che anche i giapponesi di Ihi, storici alleati di Astaldi, si erano tirati indietro. Ieri scadevano i termini per presentare il piano di continuità aziendale dopo la richiesta di concordato in bianco fatta quattro mesi fa. Il consiglio di amministrazione di Astaldi ha accettato la proposta di Salini e avviato l’iter. Immediati gli effetti in Borsa dove il titolo Astaldi è stato sospeso per eccesso al rialzo e ha chiuso con un +15% a 79 centesimi, seguita a ruota da Salini Impregilo (+10,46% a 2,06 euro). I mercati dunque brindano a un’operazione che, pur senza il coinvolgimento diretto di Cassa depositi e prestiti, sembra destinata a portare a un importante consolidamento nel settore delle costruzioni. La Cdp potrebbe comunque valutare un’operazione di sistema sul comparto se si verificassero determinate condizioni e se non si trattasse di una operazione 'spot' per salvare un singolo soggetto ma di un progetto complessivo di ristrutturazione del settore. Non prima dell’omologa del Tribunale del concordato Astaldi. Quindi tra un anno circa. Il salvataggio prevede l’ingresso nel capitale di Astaldi attraverso un aumento di capitale da 225 milioni nell’ambito della proposta di continuità diretta con cui il gruppo di costruzioni romano richiederà l’ammissione alla procedura di concordato preventivo. L’aumento di capitale sarà destinato in parte al pagamento dei debiti privilegiati e prededucibili e in parte al servizio del piano di continuità. Salini Impregilo avrà una quota di controllo pari al 65% del capitale di Astaldi post aumento in una società che sarà senza debito e con il contributo all’aumento di co-investitori di lungo periodo.

C’è da affrontare il nodo del debito: si tratta di circa 2 miliardi di euro divisi tra diversi creditori, cioè banche, obbligazionisti e fornitori. Se ne occuperà una sorta di 'bad company' dove verranno segregate le concessioni, a partire dal dibattuto Ponte sul Bosforo che Astaldi ha realizzato senza riuscire a venderne la gestione ai cinesi che avevano garantito le loro intenzioni di acquisto, ma anche l’autostrada Gebze-Orhangazi-Izmir o l’aeroporto di Santiago. La ricapitalizzazione servirà in parte a rimborsare i creditori privilegiati, mentre a quelli di rango inferiore Salini offrirà titoli Astaldi. Banche e obbligazionisti arriveranno ad avere oltre il 25% della società romana. Alla famiglia Astaldi (che attualmente ha il 52,7%) resterebbe solo il 3,3%. «Se ci sarà la possibilità di favorire una soluzione di sistema, noi daremo il nostro supporto» ha detto Mauro Micillo, ad di Banca Imi (del Gruppo Intesa, tra i creditori di Astaldi). Più attendista il Comitato che rappresenta una parte degli obbligazionisti. L’intervento di Salini Impregilo è funzionale ad un consolidamento organico nel settore italiano delle grandi opere e delle costruzioni. Il numero uno (con ricavi per 6,5 miliardi) si unisce a quello che fino a ieri era il suo principale concorrente. «Il supporto di Salini Impregilo al piano concordatario di Astaldi rappresenta un’opportunità per creare uno dei maggiori operatori globali con un portafoglio commesse EPC (engineering, procurement ad construction, ndr) combinato di circa 33 miliardi di euro e oltre 45 mila dipendenti». La futura Salini-Impregilo-Asaldi arriverà a 10 miliardi di ricavi e lavori per oltre 50 miliardi. L’Italia diventerà ancora più competitiva sfidando giganti come la Acs-Dragados, l’americana Bechtel e la cinese Cscec.

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