giovedì 19 maggio 2016
Dopo l'ok dell'Ue alla flessibilità, il commissario Affari economici dell'Ue spiega in un'intervista di aver domandato all’Italia un impegno molto preciso per il rispetto dell’obiettivo del deficit nominale dell’1,8% del Pil nel 2017.
Flessibilità, Moscovici: la Ue si fida del governo
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«Io penso che il premier Matteo Renzi possa essere soddisfatto del risultato ottenuto». Pierre Moscovici appare sollevato ricevendoci al decimo piano del Palazzo Berlaymont, dove il commissario agli Affari economici ha i suoi uffici a Bruxelles, dopo le decisioni prese sull’Italia (oltre che su Spagna e Portogallo). «Noi abbiamo concesso questa flessibilità all’Italia – ci dice – ma in contropartita abbiamo le riforme da una parte e, dall’altra parte, un impegno forte a un ritorno a una traiettoria di bilancio sostenibile. Abbiamo deciso di non avviare una procedura per il debito perché abbiamo ritenuto che non si giustificasse. Ma abbiamo domandato all’Italia un impegno molto preciso per il rispetto dell’obiettivo del deficit nominale dell’1,8% del Pil nel 2017, per far sì che il bilancio sia conforme alle regole e si eviti una deviazione significativa (dall’obiettivo di medio termine, ndr). A ottobre faremo il punto con l’Italia per assicurarci che l’impegno preso sia mantenuto». Che cosa volete vedere a ottobre? Nella lettera inviata al ministero dell’Economia parlate per il 2017 di un aggiustamento dello 0,15-0,2% del Pil, circa tre miliardi…  Noi faremo un’analisi sulla base dell’articolo 126.3 (della procedura prevista dal Patto, ndr) per vedere se il rispetto della regole per il debito pubblico è assicurato. Verificheremo che l’obiettivo del deficit all’1,8% sia garantito dalla legge di Stabilità, con gli sforzi necessari. E che sia evitata una deviazione significativa. Su questi tre parametri avremo scambi molto frequenti con Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan. Da dicembre scorso ho già avuto una decina di incontri con il ministro dell’Economia, gli parlerò anche questo fine settimana. Non vi fidate? Il premier e il ministro, due statisti, hanno dato la loro parola, la loro risposta è stata molto precisa, e li impegna. Mi aspetto che questi impegni siano rispettati, sono sicuro che sarà così. Altrimenti? Annullerete i margini concessi per il 2016? I margini sono ormai concessi e restano. Semmai potrebbe scattare una procedura. Ma non amo i 'se' e, ripeto, sono sicuro che gli impegni saranno rispettati. Nella lettera scrivete che mai nessun Paese ha avuto tanta flessibilità quanto l’Italia. Come mai tanta generosità? Semplice. Primo, l’Italia era idonea, perché ha fatto effettivamente riforme strutturali e investimenti importanti e ha dovuto sostenere le spese per i rifugiati. Dunque la base è obiettiva. Secondo, l’Italia stessa ha chiesto questi margini. Dunque nessun 'favore' a Renzi… No, non sarebbe stato possibile né auspicabile fare un 'favore'. Ciascuno ha fatto un passo verso l’altro, con un negoziato molto lungo e non semplice per arrivare a questo accordo. Noi riteniamo che sia equilibrato, dà all’Italia la flessibilità che voleva, stiamo parlando di miliardi di euro (per la precisione 14, ndr), ma allo stesso tempo l’Italia ha preso gli impegni di cui dicevo, e la Commissione vigilerà con grande severità. Per le spese per i migranti avete però recepito solo in parte le richieste italiane. Perché? Noi abbiamo sempre detto che si saremmo basati su cifre ex post. Ed è questo che abbiamo fatto. E se le spese per i migranti aumenteranno? Per il futuro vedremo, sulla base delle cifre. Il debito italiano, elevatissimo, scende a fatica. Siete preoccupati? È proprio questo il motivo per cui siamo così esigenti. Potremmo dire: con il deficit all’1,8% del Pil l’Italia è un campione in Europa. Ma il problema è che, proprio visto il livello elevato dell’indebitamento italiano, serve un deficit che ne tenga conto. Mantenere il disavanzo sotto il 3% non è sufficiente per un Paese con il debito dell’Italia. Che giudizio date del percorso di riforme italiano? Sulle riforme la Commissione ha un giudizio positivo: l’Italia ha fatto quelle economiche, del mercato del lavoro, una riforma politico-amministrativa, giuridica, costituzionale. C’è chi la critica, soprattutto tra i 'falchi' del Nord, affermando che lei toglie credibilità al Patto… Le decisioni sulla Francia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo, sono state prese dal collegio dei commissari all’unanimità. Aggiungo che noi valutiamo tutti i parametri tenendo conto della situazione economica e politica dell’Europa. Dobbiamo far rispettare le regole, anche con sanzioni se sono indispensabili, ma anche per dialogare, convincere, riformare. D’altra parte queste regole non sono state create per distruggere la ripresa. Si tratta non tanto di flessibilità, ma di intelligenza. Sul fronte politico, non potevamo, ad esempio, non tener conto che in Spagna non c’è ancora un governo. Questa Commissione mostra di essere in grado di tener conto di situazioni complesse. Teme il 'partito' dell’austerità? Non amo il termine austerità. L’austerità impoverisce, e certo non abbiamo bisogno di questo in un momento di crescita fragile e di elevata disoccupazione. Abbiamo bisogno però anche di una politica di bilancio seria, con la flessibilità e l’intelligenza necessaria. E questo vuol dire rispettare le regole senza però, ripeto, distruggere la crescita. Ma il Patto di stabilità ha ancora un senso, a questo punto? Il Patto ha un titolo: stabilità e crescita. Chi vede nel patto unicamente regole di austerità e stabilità sbaglia. Ma sbaglia anche chi pensa di poter concentrarsi sulla crescita senza serie politiche di bilancio. 
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