venerdì 4 marzo 2022
Per il centro di ricerca sul clima Ecco nel giro di un anno si potrebbe dimezzare la dipendenza dal gas russo, puntando su fonti alternative e riducendo i consumi
Energie rinnovabili per uscire dalla dipendenza dal gas russo

Energie rinnovabili per uscire dalla dipendenza dal gas russo - Ansa

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La dipendenza dell’Italia dal gas russo è un problema che va risolto con una strategia mirata nel breve periodo, basata su due pilastri. Da un lato promuovendo il risparmio energetico a livello industriale e domestico, dall’altro puntando sulle energie rinnovabili senza cadere nella tentazione di incrementare la produzione nazionale di gas o di sostituire la Russia di Putin con altri fornitori. Misure che porterebbero secondo un’analisi di 'Ecco', il centro di ricerca italiano per il clima, ad un risparmio per le casse dello Stato di 14,5 miliardi di euro e ad un dimezzamento delle importazioni di gas dalla Russia nel giro di un anno. La guerra in Ucraina avrà ripercussioni economiche pesanti proprio per l’aumento esponenziale dei prezzi dei beni energetici che mettono a rischio la ripresa. L’Italia importa il 41% del suo fabbisogno di gas dalla Russia. E se negli ultimi vent’anni ha ridotto il consumo complessivo del 14% ha di contro quasi raddoppiato le importazioni dalla Russia per via del brusco calo delle forniture dall’Algeria nel 2012. Negli anni pre-Covid il gas russo era però ad un prezzo conveniente, in media sei miliardi di euro l’anno, oggi si parla di una spesa di 29 miliardi.

Una situazione paradossale che deve spingere il Paese a tagliare questo filo-diretto, abbracciando al tempo stesso l’altra grande sfida del nostro tempo quella per fermare il cambiamento climatico. Proprio per questo motivo Ecco ritiene controproducenti alcune mosse del governo. Innanzitutto l’idea di incrementare la produzione di gas nazionale: i due miliardi metri di cubi in più all’anno previsti dal piano dall’esecutivo corrispondono ad appena il 6% delle importazioni russe e avrebbero un costo di estrazione molto elevato. «Il gas nazionale meno caro non esiste – sottolinea il rapporto – e la riapertura delle centrali a carbone è in netta contraddizione con gli impegni internazionali presi nel G20 e alla Cop26». Per Luca Bergamaschi co-fondatore di 'Ecco' «abbandonare il gas russo deve andare in parallelo con il generale abbandono dell’utilizzo di questa fonte fossile». Da evitare anche la tentazione di cercare altri fornitori perché questo potrebbe portare a nuove dipendenze da altri Paesi e regimi del Mediterraneo. Un copione già visto in passato. I gasdotti esistenti – Passo Gries, Mazara del Vallo, Gela e Tap – sono sot- toutilizzati così come i rigassificatori di Rovigo, Livorno e Panigaglia, quindi la costruzione di nuove infrastrutture come il Nord Stream 2 è stata un errore è la tesi di 'Ecco'. L’Italia del resto (e questi sono dati diffusi ieri) è prima per stoccaggi di gas nell’Unione Europea. Immagazzina il 23,4% dell’attuale capacità europea ed ha un livello di scorte del 37,5% (contro una media europea del 28%). L’altro co-fondatore di 'Ecco' Matteo Leonardi mette l’accento sulla necessità di sensibilizzare i cittadini sul risparmio energetico. «Un elemento essenziale ma totalmente sottovalutato e assente nelle scelte di politica energetica » sottolinea. Negli ultimi anni gli interventi della politica si sono concentrati sulla riduzione dei costi per i consumatori. Sono stati impiegati 10 miliardi risorse pubbliche, il sussidio ai consumi però allontana i cittadini da azioni di risparmio che rappresentano una misura indispensabile anche per l’ambiente.

Otto le azioni concrete che nel giro di un anno potrebbero portare svariati benefici in termini di costi, emissioni inquinanti e dipendenza dalla Russia. Riduzione delle temperature massime per il riscaldamento domestico, sostituzione delle caldaie a gas (il cui acquisto va escluso dal bonus 110%) con pompe di calore, azioni mirate di risparmio nel settore elettrico con la sostituzione di apparecchiature obsolete. Lo sviluppo di fonti rinnovabili in rete nel settore elettrico, come sottolineato dall’associazione industriale Elettricità Futura, potrebbe portare alla realizzazione di 20 Gw di nuove rinnovabili all’anno con una riduzione dei consumi di gas di circa 5 miliardi di metri cubi, più del doppio della nuova produzione nazionale. 'Ecco' propone infine di eliminare i vincoli per l’installazione di impianti fotovoltaici nei Comuni più piccoli e nelle industrie e di intervenire nel settore dei trasporti eliminando gli sconti fiscali garantiti al gas per la mobilità.

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