martedì 9 ottobre 2012
​Dopo il parere (negativo) del Consiglio di Stato sul regolamento sull’Imu delle organizzazioni non profit, la replica del ministro dell’Economia non s’è fatta attendere. «Troveremo la soluzione tecnica appropriata per mantenere l’obiettivo di assoggettare tutti quelli che devono esserlo all’Imu».
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«Troveremo la soluzione». Il parere (negativo) del Consiglio di Stato sul regolamento sull’Imu delle organizzazioni non profit è stato reso noto ieri, dopo le anticipazioni dei giorni scorsi. E la replica del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, non s’è fatta attendere. «Prendiamo atto del parere, ma ovviamente l’obiettivo non cambia: troveremo la soluzione tecnica appropriata per mantenere l’obiettivo di assoggettare tutti quelli che devono esserlo all’Imu» ha detto ieri a Lussemburgo, pur precisando di non aver ancora letto per intero la sentenza.Nel testo dei giudici del Consiglio di Stato, comunque, nessuna sorpresa. Il decreto sarebbe andato oltre i poteri regolamentari che gli erano stati espressamente conferiti dalla legge. Tutto qui. Si confermano quindi inappropriate e fuorvianti certe sintesi dei mass media, secondo le quali il Consiglio avrebbe «bocciato l’Imu alla Chiesa». Di «Chiesa» il testo come è ovvio non parla mai, riguardando la materia il variegato e articolato mondo delle organizzazioni non profit, delle confessioni religiose che hanno stipulato un’Intesa con lo Stato e, appunto, della Chiesa cattolica. E la «bocciatura» non riguarda la sostanza del decreto, ma è una critica a proposito di competenza ed eterogeneità. Un parere – come annotavamo già sabato scorso – «autorevole» per quanto «discutibile». In particolare, ci sarebbe il problema dell’eterogeneità dei criteri seguiti: «In alcuni casi è utilizzato il criterio della gratuità o del carattere simbolico della retta (attività culturali, ricreative e sportive); in altri il criterio dell’importo non superiore alla metà di quello medio previsto per le stesse attività svolte nello stesso ambito territoriale con modalità commerciali (attività ricettiva e in parte assistenziali e sanitarie); in altri ancora il criterio della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attività didattiche)». I giudici amministrativi non entrano nel merito della sostanza della questione: «Non è questa la sede per verificare la correttezza di ciascuno di questi criteri»; essi si limitano ad annotare che «la loro diversità ed eterogeneità rispetto alla questione dell’utilizzo misto conferma che si è in presenza di profili che esulano dal potere regolamentare in concreto attribuito».Che fare, a questo punto? Per i giudici amministrativi «tali profili potranno essere oggetto di un diverso tipo di intervento normativo o essere lasciati all’attuazione dell’ordinamento interno e di quello dell’Unione Europea in tema di attività non commerciali». Da parte sua, il ministro Grilli assicura che sarà trovata «la soluzione tecnica appropriata».
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