giovedì 4 febbraio 2016

Il report della Commissione: la ri​presa prosegue, ma i rischi di indebolimento sono aumentati.
Draghi: forze globali cospirano per tenere bassa l'inflazione

Pil Eurozona +1,7%, diminuisce il deficit
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​La ripresa di Eurolandia prosegue ad un ritmo moderato, trainata soprattutto dai consumi, ma le grandi sfide che attendono gran parte dell'economia mondiale mettono ancora più alla prova il sentiero di crescita. La Commissione europea ha lasciato quasi invariate le sue previsioni economiche, che ora indicano un più 1,7 per cento del Pil dell'area euro quest'anno e un più 1,9 per cento nel 2017. Tuttavia, a dispetto dei messaggi di fiducia lanciati dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, alla conferenza stampa di presentazione delle stime aggiornate, Bruxelles deve riconoscere quello che tutte le istituzioni internazionali vanno sostenendo da mesi: i rischi di indebolimento del quadro sono aumentati.
Ad ogni modo "l'economia europea continua a beneficiare di un certo numero di fattori positivi, come i cali di petrolio e euro, come le misure espansive della Bce, che hanno stimolato export e consumi. Ma no alle euforie - ha poi avvertito l'eurocommissario - l'economia si confronta con venti trasversali più forti di quelli indicati a novembre".
 
Intanto il disavanzo pubblico aggregato della zona euro dovrebbe diminuire ulteriormente grazie a un'attività economica più forte e, in misura minore, a una diminuzione della spesa per interessi. Il deficit complessivo della zona euro nel 2015 dovrebbe essere diminuito, attestandosi al 2,2% del Pil, e dovrebbe calare ulteriormente raggiungendo l'1,9% del Pel quest'anno e l'1,6% del Pil nel 2017. Inoltre quest'anno la politica di bilancio della zona euro dovrebbe essere leggermente più favorevole alla ripresa economica. Il rapporto debito-Pil della zona euro dovrebbe scendere dal picco del 94,5% del 2014 al 91,3% nel 2017. L'inflazione però resterà molto bassa più a lungo del previsto. I prezzi al consumo nella zona euro dovrebbero aumentare in misura molto limitata nella prima metà dell'anno, per poi salire in maniera più consistente nella seconda metà, quando si sarà riassorbito l'impatto del forte calo dei prezzi del petrolio. Secondo le stime attuali, nel 2016 il tasso annuo di inflazione nella zona euro dovrebbe essere solo dello 0,5%, in parte a causa del permanere di una limitata crescita dei salari. L'inflazione dovrebbe salire gradualmente fino a raggiungere l'1,5% nel 2017 per effetto delle maggiori pressioni sui prezzi dovute all'aumento dei salari, alla crescita della domanda interna e a un moderato incremento dei prezzi petroliferi.
La crescita delle esportazioni della zona euro dovrebbe subire un'accelerazione nel corso del 2016 dopo la frenata della seconda metà del 2015, a causa del perdurare degli effetti del deprezzamento dell'euro, del minor costo del lavoro per unità di prodotto e di un graduale aumento della domanda estera. Tra i fattori di rischio per l'Europa c'è anche quello legato a "una più ampia sospensione di Schengen e di misure che mettono in pericolo le conquiste del mercato interno"; ciò potrebbe potenzialmente avere un impatto dirompente sulla crescita economica.
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