sabato 1 aprile 2017
Dal 15 giugno scatta il regolamente che abolisce i sovracosti per chi telefona mentre è in viaggio in un altro Stato dell'Ue. Ma le compagnie telefoniche avranno la possibilità di chiedere una proroga
L'abolizione del roaming in Europa rischia il rinvio
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L’abolizione del roaming in Europa rischia di slittare. O meglio: di non valere veramente per tutti. Secondo le regole già approvate a Bruxelles l’eliminazione dei costi aggiuntivi per le telefonate e il traffico dati per chi viaggia all’interno dell’Unione Europea scatterà il 15 giugno 2017, alla fine di un processo decennale di progressiva unione del mercato europeo delle telecomunicazioni. Ma nelle linee guida sull’applicazione del nuovo regolamento diffuse lunedì scorso dall’ufficio Berec, l’agenzia che aiuta le Autorità degli Stati membri al calibrare a livello nazionale le norme europee sulle telecomunicazioni, si chiarisce che le compagnie telefoniche avranno la possibilità di chiedere un rinvio all’eliminazione del roaming.

Precisamente, il Berec spiega che se per un operatore il traffico roaming europeo genera più del 3% degli utili operativi di tutto il traffico in mobilità allora quella compagnia potrà chiedere alla sua Autorità nazionale la possibilità di continuare ad applicare dei sovracosti sul roaming per di dodici mesi, che possono anche essere ulteriormente prorogati, di anno in anno, alla loro scadenza. Questo, spiega l’agenzia europea, serve a garantire la «sostenibilità» dell’abolizione del roaming, cioè ad evitare che l’eliminazione di questi guadagni (stimati attorno ai 4 miliardi di euro per l’intero settore a livello europeo) mandi in crisi gli operatori telefonici.

Il peso dei margini ottenuti dal roaming rispetto al resto dei profitti non è un indicatore che le compagnie telefoniche solitamente indicano nei loro bilanci e quindi non è ancora chiaro se, per esempio, i tre operatori che si dividono più o meno equamente il 90% mercato telefonico italiano siano nelle condizioni di chiedere questa proroga all’AgCom. Negli uffici di Tim, Vodafone Italia e WindTre dovranno fare i loro calcoli e quindi decidere se sfruttare la possibilità di continuare a fare pagare di più le telefonate nel resto d’Europa. È ovvio che, anche dal punto di vista commerciale, sarebbe una decisione piuttosto impopolare.

Si scoprirà presto cosa potranno far le compagnie italiane e che strategia adotteranno: l’eventuale richiesta di proroga deve essere inviata all’AgCom entro metà maggio per dare ai tecnici del regolatore delle comunicazioni almeno un mese per valutarla. Il via libera non è comunque scontato: l’Autorità può ritenere, per esempio, che l’operatore abbia spazio per alzare i prezzi sulle tariffe nazionali per rifarsi del calo dei profitti dovuto all’abolizione del roaming oppure, nel caso di operatori multinazionali, l’AgCom potrebbe vedere trasferimenti di denaro all’interno del gruppo che in qualche modo falsano il peso dei guadagni del roaming.

Gli operatori che otterranno la proroga dovranno poi darsi molto da fare per convincere i clienti a non abbandonarli per passare a compagnie capaci di stare in piedi anche senza bisogno di fare pagare di più le telefonate di chi va in vacanza.



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