Una turbina nucleare - Ansaldo Energia
Sebbene l’Italia non disponga di una produzione di energia nucleare, oggi il dibattito è tornato nuovamente in auge con l’istituzionalizzazione della piattaforma nazionale per la produzione di energia nucleare sostenibile da parte del Mase-Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il report fa notare tuttavia, che la collaborazione italiana tra le aziende operanti nel settore nucleare e altri partner europei e globali non si è mai interrotta. in particolare, nel contesto temporale recente, l’interesse rinnovato per l’energia nucleare ha stimolato la formazione di accordi aggiuntivi. Nel marzo del 2023, Enel ha inaugurato una partnership con Newcleo, avviando una collaborazione su iniziative legate ai reattori nucleari di quarta generazione. Nello stesso mese, Edison, in collaborazione con Edf, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare, ha sottoscritto una lettera d’intenti per rafforzare la cooperazione volta allo sviluppo di nuovi progetti nucleari su scala europea, con prospettive di estensione anche in Italia. Anche Eni partecipa attivamente a diversi progetti sperimentali legati alla fusione nucleare, tra cui spicca l’iniziativa Cfs (Commonwealth Fusion Systems), che mira a rendere operativo il primo reattore pilota entro il 2025.
L’impatto economico del nucleare, comprensivo degli effetti diretti e indiretti, in Italia ammonterebbe a circa 45 miliardi di euro; si andrebbero a creare oltre mezzo milione di posti entro il 2050, generando 52mila posti di lavoro nel breve termine esclusivamente legati alla fase di costruzione. È quanto emerge da uno studio pubblicato da Ey: L’energia nucleare è sul punto di una rinascita. «L’energia nucleare - si legge - ricopre un ruolo determinante nel percorso verso la transizione dai combustibili fossili a fonti energetiche in grado di garantire la sicurezza energetica e contrastare il cambiamento climatico. L’energia nucleare, infatti, grazie alla propria capacità di risposta immediata e al significativo potenziale di crescita, costituisce un elemento chiave per istituire sistemi elettrici a basse emissioni e in grado di far fronte alla crisi climatica. Nell’ambizioso obiettivo mondiale di raggiungere un bilancio net-zero entro metà secolo, l’energia nucleare, attualmente presente in 32 Paesi con una capacità totale di 413 GW, gioca un ruolo significativo nell’evitare 1,5 gigatonnellate (Gt) di emissioni globali e ridurre la domanda mondiale di gas di 180 miliardi di metri cubi (bcm) annualmente. Questa energia è tra le risorse energetiche che possiede il più basso livello di emissioni di CO2, rendendola dunque fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi Sdgs stabiliti nell’Accordo di Parigi».
Ancora tanti i dubbi
«Non c’è da perdere altro tempo nel predisporre un quadro di regolazione e le condizioni operative per realizzare un piano di centrali nucleari della tecnologia più avanzata commercialmente disponibile - dichiara Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra -. I tempi saranno lunghi, il dibattito faticoso, ma la maggioranza degli italiani è oggi consapevole che lo sforzo è necessario per ottenere risultati certi in termini di ambiente, costi dell’energia e sicurezza energetica». Nel Rapporto prodotto dagli Amici della Terra, emerge come l’importazione di energia nucleare nel nostro Paese copre circa il 7% del fabbisogno elettrico italiano. Un dato che dimostra già oggi l'importanza del nucleare nella diversificazione delle fonti energetiche importate e nel contribuire alla stabilità del sistema energetico italiano.
Inoltre - secondo un sondaggio condotto da Swg - un italiano su due voterebbe a favore, se avesse la responsabilità di decidere sul futuro delle politiche energetiche in Italia e dovesse esprimersi sull'opportunità o meno di centrali nucleari nel nostro Paese, mentre uno su quattro voterebbe contro. I soggetti più favorevoli si registrano tra gli uomini (57%), i residenti del Nord Ovest (57%) e gli abitanti dei piccoli centri (55%). In particolare, mentre la somma dei favorevoli è pari a circa la metà del campione (48%), con il 21% che voterebbe sicuramente a favore della costruzione di nuovi impianti a energia atomica in Italia e il 27% che molto probabilmente lo farebbe, la somma dei contrari è pari a circa un quarto (24%), divisa equamente a metà tra chi voterebbe sicuramente contro (12%) e chi ritiene assai probabile che voterebbe contro (12%). Sono questi i risultati dell'indagine 'Energia nucleare: sfide formative e opportunità al servizio di cittadini e industria' realizzata da Swg su un campione rappresentativo di Italiani maggiorenni che offre un'analisi delle percezioni e delle aspettative dei connazionali sulla reintroduzione del nucleare. Quasi un terzo (28%) degli italiani, invece, non saprebbe cosa votare.
Riguardo la collocazione di nuove centrali, il 30% preferirebbe che fossero costruite nei siti che ospitavano le vecchie centrali, mentre il 43% vorrebbe che fossero edificate in nuovi siti definiti idonei dalle autorità. Inoltre, il 71% degli italiani ritiene che la realizzazione di un'opera autorizzata secondo tutti i criteri di sicurezza definiti dallo Stato, sia essa una nuova centrale nucleare o un deposito di stoccaggio di prodotti radioattivi, non può essere fermata da movimenti di protesta minoritari. Per il 79%, poi, l'annunciata creazione di una NewCo partecipata da Enel, Ansaldo Nucleare e Leonardo è una risposta adeguata al crescente bisogno di energia elettrica in Italia.
Il sondaggio ha fatto emergere anche quanto gli italiani siano avvertiti riguardo la prossima necessità di un mix energetico che vada oltre le fonti rinnovabili classiche, pur garantendo gli obiettivi della decarbonizzazione previsti dal Green Deal. Se è largamente maggioritaria (tra l'82% e l'87%) la percentuale di popolazione che è consapevole della crescita della domanda e dei costi dell'energia in futuro e che sarà necessario aumentare la produzione di elettricità non solo attraverso le fonti rinnovabili, ben il 45% del campione ritiene che l'utilizzo di eolico, fotovoltaico, geotermico e idroelettrico sarà insufficiente a rispondere ai bisogni energetici nazionali.
La maggioranza degli italiani, poi, ancora non conosce le nuove tecnologie nucleari, con una percentuale tra il 54% e il 58% che si dichiara ignaro dei reattori Smr, Amr e Mmr, dove però la maggioranza tra chi sa della loro esistenza li ritiene sicuri, sostenibili e disponibili. Inoltre meno di un italiano su tre sa come vengono gestiti oggi i rifiuti radioattivi nel nostro Paese, e solo il 40% ritiene sicuri i depositi temporanei presenti sul territorio nazionale. Più in generale, la percezione dell'impatto ambientale del nucleare di nuova generazione è di poco superiore a quello del fotovoltaico, dell'eolico e dell'idroelettrico, mentre è nettamente inferiore a quello delle fonti fossili.