lunedì 21 aprile 2014
Grazie a Birra Peroni ed Enapra (Confagricoltura), i 50 agricoltori di orzo e mais che hanno seguito il corso riporteranno le tecniche apprese in nove regioni d'Italia: Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Veneto, Lombardia, Toscana, Molise e Marche.
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Birra Peroni investe nella qualità e nell'innovazione della filiera produttiva italiana sponsorizzando e promuovendo, per il secondo anno consecutivo, un corso di formazione specialistica sui temi gestione dell'impresa agricola e sostenibilità in agricoltura cui hanno partecipato 50 agricoltori italiani appartenenti alla catena di fornitura di orzo e di mais per la produzione di Birra Peroni. Il corso 'Birra Peroni per l'agricoltura' è realizzato insieme a Enapra, l'Ente nazionale di formazione della Confagricoltura, che, oltre ad essere partner tecnico dell'iniziativa, ricopre per questa edizione anche l'incarico di ente attuatore. Il progetto è realizzato anche tramite un finanziamento di For.Agri, Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua in agricoltura."Crediamo fortemente nelle potenzialità e nella forza del settore agricolo - ha detto Federico Sannella, direttore Relazioni esterne di Birra Peroni - e nel suo ruolo strategico per rilanciare l'economia italiana; in vista dell'appuntamento di Expo 2015 potenzieremo la formazione e l'innovazione in tutto il percorso della nostra produzione, dalla Terra alla Tavola. Birra Peroni per l'agricoltura è uno degli importanti progetti che mettiamo in campo per lo sviluppo e il supporto all'imprenditorialità della nostra filiera"."Quest'anno in aula ci sono state anche le giovani generazioni dei nostri coltivatori 'storici': tra i partecipanti ben 39 hanno meno di 45 anni e dieci sono donne. Un ricambio che testimonia quanto l'agricoltura abbia un ruolo chiave nella filiera economica italiana. La nostra azienda è da sempre impegnata a utilizzare materie prime di ottima qualità e a fornire a tutta la sua filiera strumenti, tecnologie e know-how appropriati, per mantenere altissimi standard qualitativi", ha aggiunto."Confagricoltura crede e punta alla formazione dei produttori. Il futuro dell'agricoltura è certamente nelle mani dei giovani e tocca soprattutto a loro essere educati per riuscire ad applicare in pieno questo concetto di filiera, che significa produrre con finalità specifiche in coerenza con i bisogni dell'industria in una logica di moltiplicazione del valore", ha rimarcato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi. "Gli agricoltori - ha sottolineato - sono ancora la parte debole e scontano insufficienti potere contrattuale e riconoscibilità. Iniziative come questa con Birra Peroni sono importanti perché rappresentano il primo fondamentale passo per 'saldare' il campo alla tavola. Il futuro va sempre più verso la rete e l'interprofessione per valorizzare una filiera capace di congiungere armonicamente nella catena del valore produzione, trasformazione e vendita".Grazie alla formazione di Birra Peroni ed Enapra (Confagricoltura), i 50 agricoltori di orzo e mais che hanno seguito il corso riporteranno le tecniche apprese in nove regioni d'Italia: Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Veneto, Lombardia, Toscana, Molise e Marche, per un'area complessiva di 5.657 ettari di terra (più del 10% della terra coltivata a orzo per Saplo). Il malto 100% italiano, proveniente da orzo selezionato in varietà specifiche, controllato nel contenuto di proteine ed enzimi e nella capacità germinativa, è da oltre 160 anni il fiore all'occhiello tra le materie prime naturali che contribuiscono a rendere unico il gusto delle birre Peroni.Il mais 'Nostrano', ingrediente d'oro della Nastro Azzurro e frutto di uno specifico progetto di ricerca con l'Istituto di cerealicoltura di Bergamo, certifica l'eccellenza made in Italy di Birra Peroni in tutto il mondo. L'agricoltura di qualità non solo garantisce prodotti sani e gustosi, ma produce ricchezza e alimenta l'imprenditorialità, anche a livello locale: per la produzione della sua birra, Birra Peroni ha bisogno di circa 50mila tonnellate di orzo all'anno (equivalenti a una superficie seminata di 16.880 ettari e circa 1.600 agricoltori impiegati) che hanno un valore d'acquisto di oltre 11 milioni di euro.
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