martedì 24 marzo 2020
Pochi scelgono medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione. Per i pensionamenti entro il 2025 mancheranno circa 50mila profili
Medici in un ospedale

Medici in un ospedale - Ansa

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In Italia si laureano circa 10mila medici ogni anno, ma ad accoglierli ci sono soltanto 7mila contratti nelle scuole di specialità. Il numero ridotto di posti disponibili fa sì che molti neolaureati scelgano di trasferirsi nei Paesi europei vicini, “regalando” all’estero l’ingente investimento per la loro formazione. Inoltre, la scelta delle specializzazioni mediche vede una netta preferenza per indirizzi che permettono sbocchi di carriera anche nel privato, come chirurgia plastica, oculistica o dermatologia, mentre raccolgono poche preferenze le specialità legate all’emergenza come “Medicina d’urgenza” o “Anestesia e rianimazione”, che assegnano ogni anno rispettivamente solo il 32,8% e il 40,2% delle borse disponibili. A ciò si aggiunge l’elemento più preoccupante: più della metà dei medici sarà presto in pensione, mentre la popolazione italiana è in rapido invecchiamento e cresce la domanda sanitaria. Tra gli specialisti, secondo le previsioni Anaao-Assomed, nel 2025 le carenze più gravi saranno quelle di medici di emergenza-urgenza (entro cinque anni ne mancheranno all’appello 4.180), seguiti da pediatri (3.323), medici di medicina interna (1.828), anestesisti-rianimatori e terapia intensiva (1.395), chirurghi (1.274). Sono alcune evidenze dell’analisi di Randstad Research, il centro di ricerca del Gruppo Randstad dedicato al lavoro del futuro, che ha messo sotto la lente la scarsa preparazione del nostro sistema sanitario ad affrontare l’emergenza, raccogliendo le diverse previsioni di Anaao (sindacato dei medici dirigenti), Fimmg (Federazione medici di medicina generale), Ocse e altre istituzioni sul fabbisogno professionale. L’analisi sottolinea la grave carenza di medici, evidente da anni e purtroppo inascoltata, che l’Italia è chiamata ad affrontare al più presto di fronte all’impatto del coronavirus. Oggi - rileva Randstad Research - nel nostro Paese si contano quasi quattro dottori ogni 1.000 abitanti. I medici iscritti all’ordine nel complesso sono 403.454, un numero superiore rispetto alla media europea, ma più della metà di loro ha superato 55 anni, per un’età media di 51, cresciuta di tre anni nell’ultimo decennio. Si stima un’uscita media del 40-45% di medici per la pensione nel decennio 2014-2023. Secondo le previsioni Anaao entro il 2025 verranno a mancare circa 52mila medici ospedalieri, di cui 16.500 specialisti. Entro il 2030 ne potrebbero mancare oltre 80mila unità, divisi tra 34mila medici di base e 47mila ospedalieri. E la preoccupazione non riguarda solo i medici, ma anche gli infermieri che sono 5,8 ogni 1.000 persone, dato visibilmente inferiore alla media europea, pari a 8,5.

L’Italia è un Paese anziano, il quarto nell’Ocse per aspettativa di vita e il secondo in Europa, che avrà bisogno di cure crescenti. Ma la spesa sanitaria resta inferiore alla media: in Italia si spende oggi soltanto l’8,8% del Pil in Sanità (il 10% in meno della media europea), con un incremento di poco più di due punti percentuali rispetto al 1988, quando la vita durava in media sette anni in meno. Randstad Research mette in guardia che il fabbisogno di medici non subirà inversioni di rotta a breve, grazie alle spinte del digitale e dell’ecosostenibilità. I più recenti dati Excelsior confermano la filiera “Salute e benessere” al primo posto per i fabbisogni occupazionali da qui al 2023. Nello specifico il più elevato tasso annuo di fabbisogno (con una crescita tra il 4 e il 4,1% all’anno) sarà del comparto “Sanità e assistenza sociale, per cui si prevede tra il 2019 e il 2023 una richiesta di servizi di cura tra le 406mila e le 415mila unità.

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