martedì 25 ottobre 2011
È quanto emerge da un'indagine condotta dalla società di recruiting specializzato Robert Half tra 200 manager italiani e 2.500 internazionali.
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Le persone di talento in azienda si distinguono per innovatività e produttività, ma le aziende investono poco su di loro. Secondo una ricerca condotta dalla società di recruiting specializzato Robert Half tra 200 manager italiani e 2.500 internazionali, i principali criteri che definiscono i cosiddetti “alti potenziali” sono: un atteggiamento mentale innovativo (22%), ottime competenze tecniche (19%) e una produttività elevata (18%), seguiti da lealtà (16%), passione (16%) e abilità relazionali (9%), tuttavia soltanto il 40% delle aziende italiane dispone di specifici programmi interni per la gestione e valorizzazione dei talenti.Di questi programmi, il 49% si rivolge allo sviluppo e alla fidelizzazione dei dipendenti, mentre il restante 51% si indirizza alla selezione e all’assunzione di nuovi collaboratori ad alto potenziale. Per quanto riguarda i lavoratori, l’esigenza di programmi di gestione dei talenti emerge soprattutto durante i processi di valutazione interna (47%) e meno frequentemente durante i colloqui di selezione (16%).«La gestione dei talenti è cruciale per le imprese, soprattutto nelle fasi di crisi, quando le risorse qualificate consentono di reagire più rapidamente ai cambiamenti del mercato - spiega Carlo Caporale, associate director di Robert Half -. In queste fasi, è prioritario riconoscere e motivare gli alti potenziali che già sono presenti in azienda, per esempio attraverso forme di incentivazione mirate, perché aiutano l’impresa a innovare e possono produrre un positivo effetto emulazione sui colleghi».
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