martedì 17 maggio 2011
Il 39% delle aziende italiane riconosce che per competere su scala internazionale sarebbe più opportuno non chiudere i battenti durante il mese estivo, come avviene abitualmente.
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Gli italiani hanno rapidamente assimilato nuove tendenze e tecnologie come Facebook ad esempio, ma non sono al “passo coi tempi” quando si tratta di vacanze estive. Nonostante le aziende italiane siano costrette a fronteggiare una concorrenza sempre maggiore da parte dei mercati emergenti, l'Italia non rinuncia alla tradizione di sospendere le attività per le due settimane centrali di agosto e buona parte del mese.  Una ricerca condotta da Regus, leader mondiale di soluzioni per gli spazi di lavoro, rivela  che le più grandi aziende italiane restano devote alla tradizionale chiusura estiva. Mentre il 5% di piccole imprese e il 13% di medie imprese stanno prendendo in considerazione la riduzione della pausa di agosto nei prossimi due anni, infatti, nessuna delle grandi imprese prende in esame tale possibilità. Quasi tre aziende su dieci (il 28%) indicano come giustificazione il fatto che la maggior parte dei loro partner sono chiusi ad agosto, ma tale argomentazione non sussiste quando si tratta di partner stranieri.Mauro Mordini, direttore Regus Italia, afferma:  «L'Italia è tra i dieci Paesi maggiori utilizzatori di Facebook, con 19 milioni di utenti,  e ciò mostra chiaramente che siamo aperti alle nuove tendenze. Perché, allora, restiamo incollati al passato quando si tratta di ferie estive? Vogliamo davvero trasmettere ai nostri clienti e partner internazionali il messaggio che i loro affari vengono dopo il nostro soggiorno d'agosto in spiaggia?». Fortunatamente, la consapevolezza circa i possibili effetti negativi della pausa estiva sulle attività commerciali si sta diffondendo, specialmente tra le piccole e medie imprese. Nel sondaggio di Regus, il 42% di piccole imprese e il 38% di medie imprese (rispetto al 18% di grandi imprese) hanno riconosciuto che per competere su scala internazionale dovrebbero fare diverse pause più brevi piuttosto che un'unica lunga pausa ad agosto; il dato generale è del 39%. Un dato che può sorprendere, è il fatto che la chiusura estiva sia tanto radicata nelle abitudini quando, in altre aree, i datori di lavoro italiani stanno modernizzando le proprie pratiche lavorative. Secondo un'altra ricerca Regus, infatti, l'82% delle imprese concede ai propri dipendenti una certa mobilità relativamente a tempi e luoghi di lavoro.  Tale realtà apporta vantaggi netti. La maggioranza di queste imprese sostiene che ne consegue una maggiore produttività del personale e un migliore equilibrio tra vita professionale e personale. Il 58% afferma inoltre che il lavoro flessibile costa meno del lavoro localizzato in un ufficio fisso.Il lavoro flessibile potrebbe anche risolvere il problema delle chiusure per le ferie. Dopo tutto, non tutti apprezzano le spiagge affollate e i prezzi gonfiati dell’alta stagione. Accordando al personale flessibilità circa i luoghi e i tempi di lavoro è possibile aiutare i datori di lavoro a gestire meglio i periodi di vacanza.
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