giovedì 6 febbraio 2020
Una città da riprogettare, con una "mission" da ridefinire. Le sue inefficienze vanno affrontate nel contesto dell’area metropolitana nel suo complesso
Federmanager: ecco le prospettive di Roma Capitale
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Le difficoltà in cui si dibatte Roma Capitale sono evidenti, oggetto di costante attenzione da parte della pubblica opinione e al centro del confronto politico. La crisi di Roma non va comunque letta solo con riferimento ai disagi della popolazione per il mancato funzionamento dei servizi elementari. La capitale soffre, da anni, di uno stallo progettuale e di pianificazione, e di una crescente difficoltà gestionale connessa a un sistema legislativo che ha confuso i ruoli istituzionali. Roma è una città da riprogettare, va ridefinita la sua mission e le sue inefficienze vanno affrontate nel contesto dell’area metropolitana nel suo complesso. In questo quadro si inserisce l’iniziativa di Federmanager Roma che, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, ha presentato oggi gli esiti di un’approfondita ricerca dal titolo Le prospettive di Roma Capitale, alla luce delle tendenze in atto.

Lo studio si differenzia dalle analoghe iniziative di indagine sulle condizioni in cui versa l’Urbe in quanto tenta una misurazione statistica dei principali settori della realtà di Roma e formula previsioni sulle possibili evoluzioni e conseguenze al 2030. Il punto di partenza dello studio, che ricalca una precedente versione datata 2011, riguarda un’attenta analisi della struttura demografica del territorio e della sua probabile evoluzione nel presupposto che è dalla popolazione che nascono i bisogni dei principali servizi. Lo studio concentra quindi l’attenzione sul futuro e le aspettative nei settori della Mobilità, Sanità, Fabbisogno abitativo e scolastico ed Evoluzione Economica.

L’appuntamento ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Eugenio Gaudio, rettore dell’Università La Sapienza di Roma, Antonello Biagini, rettore Unitelma, Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, Giacomo Gargano, presidente di Federmanager Roma, insieme con Orazio Carpenzano, ordinario di Progettazione architettonica e urbana (La Sapienza-Roma,) Giuseppe Ricotta, associato di Sociologia dell’inclusione e della sicurezza sociale (La Sapienza-Roma), Romano Benini, docente di Politiche ed istituzioni del mercato del lavoro (La Sapienza-Roma).

«Il valore aggiunto di questo studio – ha sottolineato Giacomo Gargano, presidente di Federmanager Roma – è l’ausilio tecnico-scientifico de l’Università La Sapienza. Roma è una realtà complessa con immense risorse capace di esprimere nuova managerialità, innovazione e avanzamento tecnologico, ma ha bisogno di ritrovare fiducia nel futuro e di recuperare una visione a lungo termine che superi l’emergenza e possa contare su un progetto organico improntato sulla ricucitura del tessuto urbano e su politiche di sviluppo economico ripensate in ottica green».

Per il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, «Roma ha bisogno di un grande disegno strategico. Richiamiamo le istituzioni a un’assunzione di responsabilità che sani il ritardo in cui è finita la Capitale su tutti gli indicatori principali. La qualità della vita, innanzitutto, ma anche la produttività dell’area metropolitana che dal 2008 a oggi ha perso oltre il 10% del valore aggiunto. Se Roma smarrisce la sua capacità attrattiva, ne risente tutta l’Italia. Ecco perché oggi presentiamo un rapporto che guarda ai prossimi dieci anni e ci mettiamo a disposizione di tutti gli stakeholder che intendono costruire con i fatti il futuro di questa città».

I RISULTATI DELLA RICERCA

DEMOGRAFIA
La popolazione, al 2030, non subirà incrementi considerevoli se si pensa che la previsione parla di una crescita non più ampia di 300mila abitanti. L’aumento è ascrivibile soprattutto all’avvento della popolazione straniera che passerà dagli attuali 540mila cittadini registrati a circa 650mila. Il peso dell’hinterland si attesterà su una percentuale del 33% rispetto all’intera area metropolitana.

SANITÀ
Insufficiente disponibilità di posti letto. Oggi permane una forte disparità tra Roma Capoluogo (4,9 posti letto per 1.000 abitanti) e l’hinterland (2 posti letto per 1.000 abitanti). Nell’intera area la media è di 3,9 posti letto per 1.000 abitanti. Per riequilibrare parzialmente, al 2030, l’incremento di disponibilità dovrebbe attestarsi a 3.250 posti letto per Roma Capoluogo e 5mila nell’hinterland.

MOBILITÀ
Nell’area metropolitana di Roma, oggi, gli spostamenti/giorno raggiungono quota 7,4 milioni. Nel 2030 saranno nove milioni. Oggi gli ingressi/giorno a Roma sono 700mila, nel 2030 saranno 850mila. Il 75% degli spostamenti oggi avviene tramite mezzi privati.

FABBISOGNO ABITATIVO
Negli anni passati le costruzioni sono cresciute ad un tasso superiore all’incremento della popolazione e, soprattutto, delle famiglie. In declino l’indice di affollamento da 0,82 nel 1981 al 0,57 nel 2011. Il patrimonio abitativo, attualmente, è costituito da abitazioni di quattro vani. Al 2030 si stima un fabbisogno aggiuntivo di 1,7 milioni di vani (435mila abitazioni) (36mila abitazioni/anno).

FABBISOGNO EDILIZIA SCOLASTICA
La popolazione in età scolare oggi è composta da 652.600 unità. Oggi gli alunni iscritti risultano attuali 554.500 (15% i non iscritti) che, si prevede, passeranno a 630mila nel 2030. L’indice di affollamento attuale è di 21 allievi per aula. Con lo stesso standard si presenta la necessità, al 2030, di disporre di 3.200 aule aggiuntive. L’incremento maggiore si registrerà nelle classi per l’infanzia e nel primo ciclo (elementari).

ECONOMIA
La struttura dell’Economia capitolina risulta fortemente terziarizzata. L’85% del valore aggiunto deriva dai settori del Commercio e dei Servizi (compreso il Turismo). Solo il 10% deriva dal settore dell’Industria in senso proprio. La struttura Produttiva è polverizzata. Il 96% delle imprese conta meno di nove addetti. Bassa la produttività. Il valore aggiunto per occupato è sceso dal 2007 al 2016 (ultimo dato disponibile) da 87.700 euro per addetto a 74.400. Per intercettare una ripresa si calcola necessario, al 2030, produrre un valore aggiunto pari a 166 milioni e spingere la produttività, per occupato, verso quota 80.300 euro.


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