martedì 7 marzo 2023
Tra gli effetti positivi: maggiore comprensione reciproca tra istituzioni e attori, integrazione tra i servizi, fiducia, flessibilità, orientamento all'innovazione
La collaborazione pubblico-privato genera benefici

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La ricerca di Euricse Il nuovo welfare collaborativo in Italia: Co-Programmazione e Co-Progettazione come strumenti per l'innovazione del welfare locale è la prima indagine a livello nazionale che approfondisce l'applicazione concreta dell'articolo 55 del Codice del Terzo settore, che ha introdotto gli strumenti giuridici per promuovere una nuova concezione più collaborativa e paritaria dei rapporti tra Stato ed enti del Terzo settore. Alla luce della normativa introdotta dal Codice e consolidata dalla sentenza della Corte costituzionale del 2020, l'obiettivo di questo lavoro è infatti quello di indagare se e come stanno cambiando i rapporti tra pubblico e Terzo settore e il ruolo che ciascuno dei diversi attori può svolgere nella costruzione del welfare locale. I 20 casi di co-progettazione che sono stati analizzati dal team di ricerca coordinato dal prof. Luca Fazzi dell’Università degli Studi di Trento, in dieci regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino, al Nord; Emilia-Romagna, Lazio e Toscana, al Centro e Puglia, Campania e Sicilia, al Sud) attraverso 60 interviste a esperti, professionisti, manager pubblici e rappresentanti del Terzo Settore, fanno luce su un quadro articolato di esperienze, punti di forza, criticità e prospettive di sostenibilità e sviluppo del welfare collaborativo. Le esperienze esaminate non sono solo virtuose: scopo di questa indagine è infatti quello di delineare le condizioni che rendono possibile la collaborazione, esaminando tanto i successi quanto gli insuccessi per trarne apprendimenti utili. Tre sono le domande su cui si è concentrata l'analisi dei ricercatori: come le amministrazioni pubbliche si rapportano al Terzo Settore in termini di strategie e di riconoscimento; quali sono le procedure utilizzate e il loro livello di inclusività; quali sono le capacità del Terzo settore di rappresentare e portare in coprogettazione le istanze e i bisogni della comunità. "L'unione fa la forza" è il principale motivo di convergenza tra gli intervistati della Pubblica amministrazione e del Terzo settore, e rimanda alla consapevolezza concreta che contare solo sulle proprie risorse e capacità, in questo periodo storico ed economico, non è sufficiente per consolidare l'offerta di servizi e costruire nuovi interventi per rispondere ai bisogni della comunità. Anche per questo motivo l’attenzione e le aspettative nei confronti di processi collaborativi che mettono a fattor comune risorse, visione e competenze tra attori diversi sono molto elevate, e gli strumenti previsti dall'articolo 55 del Codice del Terzo Settore - co-programmazione e co-progettazione - cominciano a essere sperimentati su larga scala. È quindi il momento opportuno per fare un primo bilancio di cosa sta funzionando e cosa no, e la ricerca mette in luce sia gli effetti positivi sia gli effetti negativi riscontrati in queste prime sperimentazioni. Tra gli effetti positivi generati dall’utilizzo di nuovi strumenti collaborativi si riscontrano: maggiore comprensione reciproca tra istituzioni e attori, integrazione tra i servizi, fiducia, flessibilità, orientamento all'innovazione, mobilitazione delle risorse, maggiore capacità di risposta ai bisogni della comunità, aumento dell'entusiasmo e dell'ottimismo che portano gli attori coinvolti, sia pubblici che del Terzo Settore, a riscoprire "il senso del proprio lavoro" a volte offuscato, nel corso del tempo, anche dalle dinamiche concorrenziali. Non mancano tuttavia anche alcune criticità. Una linea di possibile tensione tra pubblico e Terzo settore riguarda il tema delle risorse, perché, seppur con fasi alterne, il finanziamento delle politiche di welfare locale è stato caratterizzato negli ultimi anni da un contenimento della spesa. Altri effetti indesiderati sono il rischio di strumentalizzazione, le modalità di redazione delle procedure e la loro scarsa definizione, che ancora oggi generano confusione e difficoltà operative. Vi è poi l'aumento degli oneri organizzativi e amministrativi legati al coordinamento ed alle procedure di rendicontazione. Sebbene lo scopo della collaborazione sia quello di far lavorare insieme attori diversi, si verificano ancora incomprensioni e talvolta una perdita di fiducia nella collaborazione, spesso dovuta al fatto che attori con competenze, valori ed esperienze diverse affrontano lo stesso problema, ma con linguaggi e accezioni differenti. Da questa prima indagine emerge quindi un quadro fatto di luci e ombre, che indica la necessità di riflettere su quali siano le condizioni per adottare un cambio di passo nell’interesse generale, quali variabili entrano in gioco e quali processi devono essere attivati per utilizzare al meglio i nuovi strumenti. In questo contesto, la ricerca di Euricse vuole essere uno strumento utile per le organizzazioni del terzo settore e per i funzionari della pubblica amministrazione, adatto a creare una cultura dell'amministrazione condivisa. Si tratta di una "sfida" importante che vede l'applicazione della co-programmazione e della co-progettazione non confinata al solo ambito del welfare, ma in una prospettiva più ampia, all'intero spettro delle politiche e dei servizi pubblici, se rivolti all'interesse generale.

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