giovedì 16 giugno 2011
Secondo Elan International sono in crescita le opportunità di impiego come dipendenti e nella PA, in calo quelle da lavoro autonomo.
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La domanda di lavoro di laureati nel 2010 è stata di circa 160mila persone, tra dipendenti e autonomi. Ne hanno beneficiato tutti i tipi di laurea, tranne medicina (ed educazione fisica) in cui l’offerta supera la domanda. Il 2010 è comunque ancora sotto di 34mila unità rispetto al divario fabbisogno/offerta del 2008, malgrado l’andamento favorevole rispetto al 2009. Il fabbisogno è costituito per i 2/3 da lavoro dipendente e Pubblica amministrazione. Sono in calo le opportunità per il lavoro autonomo, mentre c’è una marcata crescita per il lavoro dipendente. È ciò che emerge da una ricerca effettuata da Elan International, società di executive search, su dati Istat/ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, su un campione di 200 aziende intervistate.«Riguardo la suddivisione per laurea - spiega Giuseppe Cristoferi, managing partner di Elan International - l’offerta è composta prevalentemente da laureati nell’area scientifica e in discipline economico sociali, seguite da indirizzo umanistico e da ingegneria/architettura; quote inferiori per indirizzo giuridico ed educazione fisica. La domanda è stata piuttosto sostenuta, che però nell’ultimo biennio è risultata insufficiente: nel 2009 tra i laureati si è registrata una riduzione di 12mila occupati, un aumento di quasi 40mila disoccupati, e un’incidenza del tasso di disoccupazione dal 3,5 al 6,4%. Le previsioni danno tenui segnali di miglioramento. I laureati che si offrono non sono solo quelli nuovi, ma anche quelli disoccupati che cercano attivamente o quelli disponibili e intenzionati a cambiare lavoro». Dalla ricerca emerge inoltre che la maggior parte del fabbisogno coinvolge laureati in Ingegneria (quasi per 1/3 del fabbisogno totale), leggermente di meno in Architettura, 1/3 anche per Economia e indirizzo sociale, ma concentrato su economisti/statistici. Il fabbisogno riguarda le facoltà di area medicale (16,1% del totale) l’area umanistica (con una quota pari all’11% con circa 17.000 unità). Il 10% del fabbisogno (circa 14.700 unità) proviene dall’area scientifica, con incrementi rilevanti per l’indirizzo geo-biologico e per quello chimico-farmaceutico, mentre l’indirizzo prettamente scientifico (matematica, fisica e simili) presenta una flessione più marcata. Se il fabbisogno è di 160.000, è evidente che solo 1 su 5 potrà trovare lavoro, con un grado di copertura inferiore al 2008, quando 1 su 3 trovava lavoro. Il risultato è un sensibile aumento del tasso di disoccupazione rispetto al 2007. A 1 anno dal conseguimento della laurea, il tasso di disoccupazione tra i laureati è pari al 62% per i laureati di I° livello, al 45,5% per i laureati di II° livello. Lo stato di sofferenza del Paese è confermato dal calo delle richieste dei profili di laureati che il mondo produttivo rivolge alla banca dati. Nei primi 2 mesi del 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, la diminuzione della domanda di lavoro è stata del 31%: -37% nel settore economico-statistico, -9% ingegneria. Diminuiscono dunque le opportunità di lavoro e le buste paga diventano più leggere.I laureati nell’indirizzo chimico-farmaceutico hanno avuto un trend di occupazione positiva nel 2010 rispetto al 2009, pur sempre in calo rispetto al 2008 e si riduce la disponibilità delle imprese ad assumere giovani alle prime armi. I laureati nel chimico-farmaceutico nel 2010 sono stati 4.900, un’offerta incrementale rispetto ai circa 17.000 sul mercato, smaltibile con qualche difficoltà, soprattutto se è vero che si cercano più laureati con qualche esperienza, o una formazione post laurea, oltre alla conoscenza di 1 o più lingue straniere (il 57% delle aziende).«Generalmente - conclude Cristoferi - i fabbisogni non provengono in questo periodo dalle grandi aziende farmaceutiche, almeno nella misura di una volta. Piuttosto, il fabbisogno si è frammentato in una miriade di piccole/medie aziende industriali e di aziende di servizi che hanno sostituito i grandi agglomerati verticali. Alcune aziende di servizi assumono giovani laureanti nel ruolo di Isf come outsourcing rispetto alle aziende industriali, o come co-promozione a doppio marchio o come Medical Laison, oppure per start up esterne, o come reti di market access. Una certa ripresa nel vissuto della chimica italiana (di non grandi dimensioni) ha rimesso in moto una domanda di laureati specifici. Anche l’alimentare ed altri settori limitrofi (nutriceutica, cosmetica) si stanno rivolgendo alle lauree chimico-farmaceutiche, oltre che a quelle ad indirizzo geo-biologico, ma in questo caso è più probabile che la richiesta si rivolga a laureati con qualche esperienza pregressa (QA, QC, capi stabilimento, qualifica funzione) che a neolaureati. In definitiva, considerando l’assorbimento delle farmacie, delle grandi o medie aziende, delle piccole aziende, dei servizi (ormai grandi), delle cro e di altri settori limitrofi, lo sbilancio nel campo dei laureati nell’indirizzo chimico-farmaceutico tra domanda e offerta non dovrebbe essere drammatico. D’altra parte il comparto farmaceutico è cresciuto nel 2010 dell’8% rispetto al periodo pre-crisi. All’opposto del tessile: - 11%».
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