lunedì 12 ottobre 2020
Le priorità sono: continuare a imparare (93%), non perdere il proprio impiego (90%), prendersi cura di sé (salute e benessere, 85%), mantenere condizioni di flessibilità (83%)
Il rientro a lavoro tra timori e richieste di flessibilità

Il rientro a lavoro tra timori e richieste di flessibilità - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Manpower Group pubblica in Italia i risultati della ricerca internazionale The future for workers, by workers che ha analizzato le aspettative dei lavoratori sul ritorno al lavoro e a una nuova normalità. Dall’indagine emerge quanto sia stato forte l’impatto del Covid-19 sui lavoratori. La pandemia, nell’arco di poche settimane, si è trasformata in una crisi economica e sociale che ha investito quasi la totalità del mondo, rivoluzionando per sempre anche le dinamiche del mondo del lavoro.

Il Covid-19 accentua le disuguaglianze di genere e di competenze fra i lavoratori
Dalla ricerca emerge che si accentuano sempre più le diseguaglianze fra i lavoratori che possiedono competenze più o meno ricercate dalle aziende. I primi possono accedere al lavoro da remoto, a miglioramenti nella retribuzione e ad un miglior equilibrio fra vita lavorativa e privata; mentre i secondi rischiano periodi di disoccupazione o cassa integrazione, tagli nelle retribuzioni e sono costretti al pendolarismo per recarsi sul posto di lavoro. Oltre la metà dei colletti bianchi intervistati si aspetta nei prossimi mesi un migliore equilibrio lavoro-vita privata; anche i profili del settore It e Financial Service si aspettano condizioni lavorative favorevoli, mentre le previsioni dei professionisti del manifatturiero o delle vendite al dettaglio non sono positive. In Italia si registra anche una forte diseguaglianza fra generi. Le donne che dopo il Covid-19 non lavorano più sono il doppio degli uomini (11% vs 5%) e quelle che hanno visto diminuire il proprio stipendio sono il 46% contro il 42% degli uomini. Inoltre, il 23% delle donne contro il 14% degli uomini, teme il ritorno sul posto di lavoro.

L’intervento dei governi a supporto dei lavoratori
Interventi eccezionali a supporto dei lavoratori sono stati attivati in tutti i Paesi intervistati, anche se gli approcci adottati sono stati profondamente diversi. Alcuni Stati hanno optato per l’erogazione diretta di sussidi ai disoccupati, come ad esempio in Usa, mentre altre nazioni hanno fatto ricorso ad indennità di disoccupazione, programmi di congedo sovvenzionati, fondi volti al mantenimento occupazionale, come ad esempio in Europa e a Singapore. L’impatto economico generato dal Covid-19 diverrà ancora più evidente quando queste forme di sostegno governative cesseranno, verranno ridistribuite o riassegnate. In tale scenario Regno Unito e Italia si distinguono per aver adottato maggiormente la cassa integrazione e introdotto rapidamente programmi di job retention. In questo scenario emerge la resilienza dei lavoratori tedeschi intervistati: ben il doppio degli intervistati in Germania sostiene che il Covid-19 non ha avuto alcun impatto sulla vita lavorativa (14% in Germania vs il 7% negli altri Paesi). In Italia invece, ben il 19% dei lavoratori ha perso temporaneamente il lavoro.

Le aspettative dei lavoratori
La pandemia ha rivoluzionato il modo di lavorare con una tensione verso il benessere della persona. La flessibilità sul lavoro, in termini di spazio, tempo e tecnologia, diventa sempre più un valore. Oltre il 50% degli intervistati preferirebbe recarsi in ufficio solo due o tre giorni a settimana, lavorando a distanza gli altri giorni. In Italia le priorità dei lavoratori post Covid sono: continuare a sviluppare le proprie competenze (93%), non perdere il proprio lavoro (90%), prendersi cura di sé (salute e benessere, 85%), mantenere condizioni di lavoro flessibile (83%) Il ritorno dei lavoratori in ufficio viene vissuto inoltre in maniera molto diversa a seconda dell’età, del settore e dell’attività che si svolge. A livello globale Generazione X, Z e boomer sono felici di tornare al lavoro e ad una nuova normalità, mentre Millennials e lavoratori di grandi aziende vivono con maggiore difficoltà il ritorno in ufficio. In Italia il 65% degli italiani è favorevole al rientro sul posto di lavoro, anche se oltre la metà dei lavoratori teme una nuova ondata del virus. Inoltre oltre la metà dei lavoratori teme di perdere il controllo sui propri dati personali.

I profili e le competenze più richieste
Anche la domanda di figure professionali è cambiata. È aumentata la richiesta di esperti di cyber security, data analyst, sviluppatori di app e software; all’emergere di nuovi ruoli, quali contact tracer, distance monitor e temperature checker, si è registrato il calo di altri profili, soprattutto nei settori del trasporto aereo, dell’hospitality e dell’intrattenimento. I comparti più dinamici sono quelli connessi alla Business Transformation, alla Salute, alla Logistica ed all’E-commerce, mentre settori come le vendite, l’hospitality, l’intrattenimento e il commercio al dettaglio sono in calo. La crisi sta accelerando infine la domanda di hard e soft skill; continua ad essere molto alta la domanda di competenze in ambito cyber security, sviluppo di software, data analysis; insieme ad essa cresce costantemente la domanda di competenze trasversali.

«Le professioni e le competenze richieste nel mercato del lavoro – spiega Riccardo Barberis, amministratore delegato di Manpower Group in Italia - sono destinate a cambiare per sempre con l’avvento di una forte accelerazione della digital transformation e di nuovi modelli di organizzazione in cui le competenze digitali e il lavoro da remoto diventeranno una dimensione strutturale del lavoro. In tale scenario, percorsi di up-skilling e re-skilling rivestiranno un ruolo centrale per limitare le diseguaglianze tra i lavoratori e per contribuire ad attenuare la disoccupazione. Come emerge dalla ricerca sul futuro dei lavoratori di Manpower Group, il mondo del lavoro sta cambiando e solo attraverso un approccio flessibile e la valorizzazione delle competenze sarà possibile superare una crisi che ci accompagnerà ancora nei prossimi mesi. In tale scenario il ruolo delle politiche attive sarà cruciale per promuovere l’occupazione e l’inserimento lavorativo delle categorie più fragili, fra cui le donne, che in questi mesi hanno pagato a caro prezzo l’emergenza».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: