venerdì 29 novembre 2013
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​Si amplia il divario Nord-Sud, mentre le retribuzioni mostrano un calo dal 2008, e segnano un peggioramento nel Centro Italia, anche a seguito dalla flessione della domanda di lavoro. Il Sud registra il peggior risultato nel 2013, mentre al Centro-Nord si attenua la flessione dell'occupazione. La Banca d'Italia ha infattidiffuso L'economia delle regioni italiane - Dinamiche recenti e aspetti strutturali, che disegna un paese sempre più diviso in due, con un calo dei prestiti, una crescita delle sofferenze bancarie e un peggioramento della qualità del credito.L'evoluzione del quadro congiunturale nel corso del 2013 mostra un ulteriore ampliamento del divario fra Centro Nord e Mezzogiorno, già evidenziatosi nel 2011-12. Il dato è legato alle caratteristiche strutturali delMezzogiorno. Infatti, in quest'area la componente estera della domanda, che in questa fase congiunturale sta fornendo un contributo positivo alla crescita, ha un peso e un dinamismo minore. E ancora nel meridione, la presenza di imprese innovative e ad alta produttività è relativamente inferiore.La peggiore performance del Mezzogiorno nel 2013 emerge anche dall'andamento degli indicatori qualitativi, i cui timidi segnali di assestamento nel corso dell'estate riguardano le solo imprese industriali delle regioni del Centro Nord. Meno significativo è stato invece il miglioramento nelle valutazioni delle imprese dei servizi Si è attenuata, nelle regioni del Centro Nord la flessione dell'occupazione, che è rimasta invece intensa nel Mezzogiorno dove anche più ampio è stato l'incremento del tasso di disoccupazione, nonostante il maggior calo dell'offerta di lavoro.Le retribuzioni orarie dei lavoratori dipendenti sono diminuite fra il 2008 e il 2011, in modo più marcato al Centro, per effetto della minor domanda di lavoro. Tale dinamica è stata in parte mitigata da una ricomposizione dell'occupazione verso figure professionali che percepiscono generalmente un salario più elevato, soprattutto nel Mezzogiorno.È proseguito in tutte le macroaree il calo dei prestiti bancari alle imprese riconducibile sia alla domanda difinanziamenti, debole in tutte le aree del Paese e in particolare al Centro-Sud, sia alle condizioni di offerta (inparticolare di quelle praticate dalle banche di minori dimensioni), su cui ha pesato la percezione di una piùelevata rischiosità dei finanziamenti verso specifici settori e imprese.La qualità del credito alle imprese, misurata dal flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti, è peggiorata nel primo semestre dell'anno. Il peggioramento del merito creditizio è evidenziato anche dall'andamento delle crisi aziendali, divenute più frequenti nel corso della crisi. I fallimenti d'impresa sono aumentati rapidamente tra il 2008 e il 2012 in tutte le aree del Paese. Ovunque le imprese fallite mostravano una situazione economica e finanziaria più tesa che nel resto delle imprese già nel periodo pre-crisi (2004-2007).I prestiti bancari alle famiglie consumatrici sono risultati pressoché stagnanti nel Centro-Nord, a fronte di unaflessione significativa nel Mezzogiorno. Sulla debolezza dei prestiti alle famiglie hanno inciso principalmente fattori di domanda.La dinamica della domanda estera netta di beni ha assicurato a partire dal 2010 un contributo positivo alla crescita del Pil.  Pur se in crescita nell'ultimo triennio, l'incidenza sul Pil dell'interscambio di servizi alle imprese, rimane relativamente contenuta rispetto a quello dei beni, anche nel confronto internazionale.L'interscambio di servizi alle imprese è concentrato geograficamente nel Nord Ovest e nel Centro, ed è riconducibile, per quasi il 40% del totale, alle importazioni ed esportazioni delle imprese industriali. Soltanto nel Nord Ovest, tuttavia, esso assume dimensioni rilevanti rispetto al pil, per quanto modeste rispetto all'interscambio di beni. Il saldo commerciale nei servizi alle imprese è negativo in tutte le macroaree. Marcate sono le differenze nell'attività innovativa fra il Centro Nord e il Mezzogiorno. Le imprese italiane hanno un generalizzato ritardo rispetto ai principali Paesi europei, più ampio nelle regioni meridionali e più significativo se misurato rispetto agli indicatori di spesa in ricerca e sviluppo. Anche le regioni del Nord, pur collocandosi in Europa fra quelle a maggiore innovazione, si caratterizzano per un livello di spesa tra i più contenuti. Il Centro e il Mezzogiorno si collocano invece rispettivamente fra le regioni a media e a bassa innovazione, con livelli di spesa contenuti rispetto alle regioni di confronto.
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