sabato 25 giugno 2016
Un miliardo e 122 milioni di euro: questa la cifra record investita in iniziative di Csr in cui si impegna l’80% delle aziende italiane con oltre 80 dipendenti.
Responsabilità sociale, le imprese ci credono
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Un miliardo e 122 milioni di euro: questa la cifra record investita in iniziative di responsabilità sociale di impresa (Csr) in cui si impegna l’80% delle imprese italiane con oltre 80 dipendenti. Il dato emerge dal VII Rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia dell’Osservatorio Socialis, curato dall’Istituto Ixè e presentato al Mise in collaborazione con Baxter, Fs Italiane, Prioritalia e Terna.Quando nel 2001 la Commissione europea pubblicò il Libro verde sulla Csr il tema era semisconosciuto e vissuto più come strumento di marketing che come leva per lo sviluppo del business. Lo scenario è cambiato: le imprese credono nella Csr, che sta diventando un valore essenziale e i consumatori premiano le aziende più etiche. Non è un caso che il rapporto Socialis offra dati in crescita. Il coinvolgimento aziendale attivo passa dal 73% all’80%; 77 imprese su 100 prevedono in anticipo il budget per la Csr; quello previsto per il 2016 segna un +4%. L’83% (+12%) esegue un’analisi costi-benefici, mostrando maggior "professionalizzazione" e strumentazione conoscitiva; la stessa percentuale (83%) indirizza le iniziative di Csr internamente all’azienda (era il 57% nel 2014). Il 77% delle aziende ha adottato un codice etico e il 42% ha un responsabile della Csr. La redazione del bilancio ambientale è passata dal 30% al 63%, quella del bilancio sociale al 57% e il 34% delle imprese li redige entrambi.Coinvolgimento dei dipendenti, attenzione all’ambiente, lotta agli sprechi, ottimizzazione dei consumi energetici e ciclo dei rifiuti sono gli ambiti in cui le aziende si impegnano maggiormente e l’incidenza dell’impegno in attività di Csr esterne e interne all’azienda cresce con l’aumentare del fatturato. «Le nostre imprese stanno dimostrando di voler mettere in pratica una visione dell’economia più matura, sostenibile e trasparente» ha detto Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis.
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