martedì 1 agosto 2017
Reportage dalla città-cantiere di Monfalcone: più della querelle con Parigi tengono banco i 230 operai da assumere
«Leader mondiali anche senza i francesi»
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All’ombra dei grandi cantieri non tiene banco, nelle discussioni, lo stop del governo francese al matrimonio tra Fincantieri e Stx, quanto se i 230 operai da assumere in contratto di somministrazione debbano essere "indigeni" oppure stranieri. Nella coibentazione delle navi, infatti, lavora quasi esclusivamente personale proveniente dal Bangladesh. I carpentieri e i saldatori, che vengono ricercati dalle ditte dell’appalto più di ogni altra figura professionale, sono per la gran parte croati, bosniaci, sloveni. Ma tant’è.

Il sindaco Anna Cisint, che con la sua Lega ha strappato al Pd la storica roccaforte della sinistra, si è ripromessa di verificare, al termine delle operazioni, numeri e tipologie delle assunzioni. Intanto ha lanciato un appello perché si facciano avanti i disoccupati locali, prima appunto dei foresti. «Questa è un’opportunità che va colta al volo», ha dichiarato. Sono poco meno di 7mila i lavoratori di Fincantieri a Monfalcone, 1.450 in rapporto diretto con il Gruppo, 5.600 dipendenti delle 500 ditte di appalto. Di questi, 4.000 sono riconducibili, però, al subappalto. Molti di loro, nei giorni scorsi, hanno applaudito a Giuseppe Bono, l’Ad che se n’è uscito con questa espressione: «Siamo italiani ed europei, ma non possiamo essere trattati meno dei coreani. Non abbiamo bisogno di Stx a tutti i costi. Ora siamo leader mondiali, abbiamo molte trattative in corso e grandi ordini».

In effetti, fa notare il sindacalista Gianpiero Turus, Fincantieri è strapiena di ordini fino al 2025, per oltre 20 miliardi di euro. Forse non c’è nessun’altra industria italiana che vanti una tale performance. «Francia o non Francia – ammette anche don Renzo Boscarol, parroco a Ronchi dei Legionari e cappellano in cantiere – il clima che si respira, tra le navi in costruzione, è di una grande fiducia nel futuro. Fiducia tra i lavoratori ma anche in tutte le comunità direttamente coinvolte, fino a decine di chilometri». Fincantieri, che ha sede a Trieste, è operativa qui a Monfalcone, a Marghera, ad Ancona, a Sestri Ponente, a Palermo, a Castellamare, a Muggiano e a Riva Trigoso, vicino a La Spezia. Dal 1990 ad oggi, nel mondo, sono state costruite 230 navi da crociera, di stazza lorda superiore a 10mila tonnellate, corrispondenti a un’offerta di circa 470.500 letti bassi. 78 di queste navi (e ben 55 dal 2002) portano la firma di Fincantieri. Ben 29 quelle oggi in portafoglio.

Le commesse attuali garantiscono la piena occupazione fino al 2025. Francia o non Francia, si diceva, Fincantieri alimenta un importante network di Pmi italiane, oltre 3mila. In Friuli Venezia Giulia, gli addetti del Gruppo, a partire dalla Direzione Generale di Trieste, sono oltre 2.600. Tra le 270 assunzioni dell’ultimo anno, quasi 150 sono avvenute in Friuli Venezia Giulia. Cinque le navi attualmente in costruzione a Monfalcone: due unità per la compagnia "Princess Cruises", due per "MSC Crociere" (le più grandi mai realizzate da Fincantieri) ed infine un’unità per "Costa Asia". Fincantieri fa acquisti in Italia pari a 2,5 miliardi di euro; bene, circa 460 milioni sono indirizzati al Friuli Venezia Giulia, coinvolgendo 430 aziende. Basta il varo di una nave per far scattare sensibilmente in alto il Pil della Regione.

Considerevole anche il suo apporto formativo e culturale: tra il 2015 e il 2016 il Gruppo ha erogato circa 340mila ore di formazione. Massima la collaborazione con i centri universitari e di ricerca. Fincantieri ha promosso la creazione di cinque distretti tecnologici. «Immaginarsi, dunque – chiosa Turus –, se ci può preoccupare il dietrofront di Parigi. Ovviamente, se non ci fosse stato, sarebbe stato meglio».

Analoghe le considerazioni che si possono cogliere anche nel cantiere di Porto Marghera. Qui ci sono ben tre navi in costruzione e per affrontare il picco di lavoro Fincantieri ha richiamato in fabbrica una decina di suoi ex dipendenti già in pensione. C’è stato chi ha polemizzato perché non si è pescato tra i giovani, ma l’azienda ha ricordato che negli ultimi quattro anni lo stabilimento veneziano ha assunto 114 nuove risorse. «Noi guardiamo oltre. Meglio però se dall’incontro di martedì prossimo, tra i ministri Lamaire, Padoan e Calenda, uscirà qualcosa di positivo», tira un sospiro di sollievo Turus.

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