lunedì 19 gennaio 2015
Il governo vorrebbe favorire le concentrazioni: molte le preoccupazioni.
EDITORIALE Zamagni: «Non si distrugga il capitale sociale»
Il direttore risponde | Giù le mani dalle banche (L.Becchetti)
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Il premier Matteo Renzi conferma l'intenzione di mettere mano, già nel Consiglio dei ministri di martedì 20 gennaio, alla riforma delle banche per rafforzare la struttura del credito in Italia. Una scelta che, se ha fatto infiammare le quotazioni delle popolari in Borsa, suscita però più di una perplessità e molta preoccupazione per il possibile snaturamento di una parte significativa del nostro sistema bancario.Alla base del provvedimento allo studio del governo, infatti, ci sarebbe la cancellazione del voto capitario (secondo il principio "una testa, un voto" al di là della quantità di azioni possedute) che rappresenta la peculiarità di questa porzione del sistema creditizio, fatto di Popolari e di Banche di Credito cooperativo, e ne garantisce la proprietà diffusa e radicata sul territorio.Secondo un'indiscrezione il provvedimento che andrà martedì al Consiglio dei ministri dovrebbe prevedere l'abrogazione dell'articolo 30 del Testo unico bancario (dlgs 385 1993), quello che disciplina i soci delle banche popolari. Se così fosse non sarebbero coinvolte le Banche di credito cooperativo ed è ancora da verificare se l'abrogazione del voto capitario riguarderà solo le (grandi) Popolari quotate in Borsa o in generale tutte le banche popolari al di là della loro dimensione.In Borsa, intanto, hanno registrato forti aumenti e sospensioni tutti o quasi i titoli coinvolti: da Popolare Milano a Banco Popolare; Da Ubi banca a Creval e Pop Sondrio. Sul mercato, gli analisti mostrano comunque un certo scetticismo sul successo dell'iniziativa, anche perché, scrive tra gli altri Equita, "negli ultimi 15 anni qualsiasi progetto di modifica della governance delle popolari (anche non riguardante l'abolizione del voto per testa) è fallito". "La conseguenza immediata è tuttavia l'aumento dell'incentivo per le popolari ad aggregarsi, visto che minacce di modifiche dello status quo potrebbe arrivare anche dalla Bce", prosegue il broker. "Non escludiamo inoltre che l'obiettivo della riforma possa essere quello di agevolare il consolidamento di Mps e Carige".
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