sabato 21 novembre 2020
Secondo Anne Fernández Moreno, i primi a usufruire delle innovazioni devono essere le persone e i settori sociali più vulnerabili in modo da combattere le diseguaglianze esistenti
Anne Fernandez Moreno

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Mettere la tecnologia al servizio del bene comune. È questa la sfida a cui la 30enne guatemalteca Anne Fernández Moreno dedica le sue energie professionali con Guacayán, piattaforma di servizi dedicata allo sviluppo di soluzioni integrali in ingegneria e consulenza imprenditoriale. Ed è anche la scommessa a cui ha lavorato negli ultimi mesi con i colleghi del villaggio Business and transition . «Le nuove tecnologie sono neutre. Per questo, possono offrire enormi vantaggi. Ma possono anche fare grandi danni, come quando l’algoritmo e l’automazione annientano la creatività dei lavoratori. Il punto è governarle in modo adeguato », spiega la giovane ingegnere. Altra questione cruciale secondo Fernández Moreno, è l’elaborazione di una piattaforma aperta a tutti che garantisca formazione permanente affinché le persone si adeguino alle innovazioni. A partire da quelle considerate marginali, gli esclusi dai lavori formali, i residenti dei quartieri popolari. «Quando ciò accade – aggiunge –, l’high- tech diventa un alleato prezioso per rompere le barriere esistenti nella società, riducendo il divario fra esseri umani e settori. L’importante è stabilire chiare priorità. I primi a usufruire delle scoperte più recenti devono essere gli ultimi». Altra questione che sta molto a cuore a Fernández Moreno è quella dei social. «Anche in questo caso è importate uscire da una disputa inutile: le reti sociali fanno bene o male alla vita delle persone e dei Paesi? Entrambe le risposte sono valide. Dipende da come e quanto sono regolate. I social sono un prezioso strumento di libera espressione e una finestra sul mondo. Ma possono divenire anche un mezzo di manipolazione. Con grave danno per le istituzioni e la democrazia. Il problema, dunque, è politico: si tratta di amministrarli, trovando un giusto equilibrio tra libertà e responsabilità. Proprio perché ciò che scrivo o pubblico lo possono leggere tutti, devo essere chiamata ad esserne responsabile». L’alternativa è il proliferare di fake-news, improbabili teorie del complotto e mezze verità che confondono invece di informare. «Vi è, infine, la questione dei dati sensibili. I nostri profili, le informazioni diffuse in Rete, spesso vengono utilizzate dalle imprese private per scopi commerciali o per rilevare e influenzare le tendenze politiche e i comportamenti sociali delle persone. Questo non può essere consentito», racconta Anne, consapevole che si tratta di una partita difficile. «Questi mesi di lavoro con i colleghi del villaggio mi hanno fatto toccare con mano quanta voglia di cambiamento ci sia nei giovani professionisti. Si tratta di incanalare le forze per creare un sistema più umano. Insieme».

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