venerdì 31 marzo 2017
Ai fondi si può accedere attraverso le Reti territoriali o partecipando all'Avviso che scade il 3 maggio
Sei milioni di euro per la conciliazione vita-lavoro
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La Regione Lombardia si sta rivelando all'avanguardia nel facilitare le politiche di conciliazione vita-lavoro: un investimento lungimirante, che consente appunto di armonizzare attività lavorative e familiari senza dover scegliere tra i due ambiti. Il Pirellone mette a disposizione per le annualità 2017 e 2018 a questo scopo oltre sei milioni di euro per finanziare progetti proposti da soggetti pubblici e privati del territorio. Ai fondi si può accedere attraverso due canali: il primo è la candidatura di progetti di partenariato pubblico/privato – le cui manifestazioni di interesse proprio in questi giorni sono state promosse dalle diverse Ats (ex Asl) – all’interno delle Reti territoriali di Conciliazione, attive dal 2010 e sempre aperte all’adesione di qualsiasi soggetto che sia interessato a prendervi parte; il secondo è l’Avviso emanato direttamente da Regione Lombardia per il potenziamento di servizi rivolti all’infanzia e all’adolescenza – per la cui candidatura i partenariati hanno tempo fino al 3 maggio.

«Sia sindacati che imprese sono soggetti attivi – come facilitatori o partecipanti – nelle politiche di conciliazione e nel conseguimento dei risultati attesi dei progetti - spiega Francesca Brianza, assessore al Reddito di autonomia e inclusione sociale di Regione Lombardia -. La presenza di imprenditori nelle Reti è stata fondamentale nel sensibilizzare sul tema. L’obiettivo che ci poniamo nella nuova programmazione è quello di raggiungere sempre di più le pmi che risultano essere quelle più difficili da coinvolgere, per questo c’è una particolare attenzione a questi soggetti nelle manifestazioni di interesse delle Ats».


L’adozione di modalità di lavoro flessibili e di spazi di lavoro condivisi (per esempio coworking, smart working, telelavoro) risponde necessariamente al bisogno di flessibilità nella vita stessa dei lavoratori che si trovano a conciliare così con maggiore facilità i tempi di famiglia e lavoro. A dimostrazione del miglioramento di produttività con il lavoro agile, si può portare a esempio un progetto recentemente sviluppato che tra i risultati riporta un dato interessante: nel 94% dei casi la produttività degli smart worker è rimasta costante o è aumentata e il 96% dei lavoratori ha raggiunto in pieno gli obiettivi prefissati. È dunque evidente come queste modalità di lavoro possano portare vantaggi all’interno delle aziende.

«Il punto di partenza delle politiche di conciliazione - continua Brianza - è rivoluzionario - proprio perché non intende fare distinzione, bensì agevolare in genere qualunque destinatario. Le politiche di conciliazione di Regione Lombardia rispondono direttamente dunque ad entrambe le necessità: da una parte, infatti, le donne non sono più costrette a scegliere tra creare una famiglia oppure concentrarsi sulla carriera, poiché possono essere facilitate a conciliare appunto i due ambiti; dall’altra, agevolando lo sviluppo dei servizi di conciliazione si sostiene anche l’occupazione dei giovani genitori che non devono scegliere tra famiglia e lavoro. Con la nuova programmazione inoltre sosteniamo specificatamente anche l’avvio di progetti di autoimprenditorialità femminile nell’ambito dei servizi di conciliazione promossi da donne escluse dal mondo del lavoro».

La maggior parte dei progetti sviluppati nelle passate programmazioni non prevedeva un limite Isee o una priorità di accesso per le categorie svantaggiate, proprio perché oggi si guarda alla conciliazione da una prospettiva orientata al benessere delle persone e come una necessità universale. Ciononostante, allo scopo di rispondere alle necessità specifiche segnalate dagli stessi territori interessati, sono stati sviluppati progetti rivolti a categorie specifiche: il partenariato è stato orientato verso questa scelta da bisogni particolari del luogo proponente, come nel caso della comunità montana di Morbegno, dove i fondi sono stati indirizzati all’erogazione di servizi di trasporto per soggetti disabili e anziani.

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