martedì 3 giugno 2014
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Dalla pensione all'assicurazione per le persone disoccupate, il 73% della popolazione mondiale non è coperto da una protezione sociale adeguata, essendo questa parziale o del tutto assente. E anche nei Paesi dell'Unione europea la protezione sociale perde colpi. Calano i fondi investiti dai governi e il futuro pensionistico appare grigio. La denuncia arriva con l'ultimo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). econdo i dati del "Rapporto globale sulla protezione sociale 2014/15" , reso noto oggi a Ginevra, solo il 27 % della popolazione mondiale ha accesso a una sicurezza sociale completa, mentre quasi la metà (49%) delle persone che hanno raggiunto l'età di cessare l'attività lavorativa non ricevono alcuna pensione. Il rapporto afferma inoltre che solo il 12% dei senza lavoro nel mondo riceve prestazioni di disoccupazione, con notevoli disparità tra le regioni, dal 64% in Europa occidentale al 3% nel Medio Oriente e Africa. Inoltre, più del 90% della popolazione che vive nei paesi a basso reddito non gode di alcun diritto alla copertura sanitaria. "Nel 2014, la promessa di una protezione sociale universale non è ancora raggiunta per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale», ha commentato il vice direttore generale dell'Ilo Sandra Polaski. Gli autori del rapporto, hanno calcolato che globalmente, circa il 2,3% del Pil mondiale è destinato alle spese per garantire una sicurezza del reddito per le persone in età lavorativa, con uno scarto importante tra regioni che va dal 5,9% in Europa occidentale allo 0,5% in Africa. Se si escludono le spese per la salute, risulta che il Danimarca è il paese ad alto livello di reddito che dedica la più alta percentuale del Pil (circa il 10%) per la protezione sociale delle persone in età attiva mentre l'Italia è 28esima (meno del 4%), sempre tra i paesi ricchi. Con circa il 16%, l'Italia risulta invece prima nel grafico dei Paesi ad alto reddito per la percentuale del Pil destinata alle pensioni ed altre spese per le persone anziane (spese per la salute escluse). Secondo l'Ilo, il ruolo della protezione sociale è particolarmente importante in questo periodo di incertezza economica. Si tratta infatti di "uno strumento politico essenziale per ridurre la povertà e le disuguaglianze", tramite la promozione della crescita inclusiva, il miglioramento della salute e delle capacità di segmenti vulnerabili della società, l'aumento della produttività o il sostegno della domanda interna. L'Ilo osserva che durante la prima fase della crisi economica (2008-09), almeno 48 paesi ad alto e medio reddito hanno sviluppato piani di rilancio per un totale di 2.400 miliardi, di cui circa un quarto è stato speso per misure protezione sociale. Questo ha aiutato le economie a ritrovare il loro equilibrio e ha tutelato i disoccupati e le persone vulnerabili. Ma a partire dal 2010, molti governi hanno cambiato rotta ed hanno "prematuramente imboccato la strada del consolidamento fiscale", mentre era ancora necessario sostenere le popolazioni vulnerabili e stabilizzare i consumi, afferma l'Ilo. Nell'Ue - aggiunge l'Ilo - tagli nella protezione sociale hanno già contribuito ad un aumento della povertà che colpisce 123 milioni di persone pari al 24% della popolazione, tra cui molti bambini, donne, anziani e persone disabili. Inoltre, in almeno 14 paesi europei i futuri pensionati riceveranno pensioni in calo. D'altra parte, Paesi dal reddito medio, come la Cina, stanno estendendo la protezione sociale ed anche Paesi poveri come il Mozambico stanno compiendo sforzi in tal senso.
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