mercoledì 2 ottobre 2013
Disoccupazione al 12,2%. Coldiretti: 400mila laureati in fuga. Cnel: per l’Italia è stato l’anno peggiore dal Secondo dopoguerra. Perso un milione di posti dal 2008, ma l’area del disagio nel nostro Paese è grande il doppio.
«Con l'instabilità addio alla ripresa»
COMMENTA E CONDIVIDI

Sopra quota 40%. Ad agosto il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto un nuovo record, facendo segnare il livello più alto dall’inizio della serie storica trimestrale. Correva l’anno 1977. La notizia che più di 4 under 24 su 10 sono senza impiego dimostra che gli effetti della Grande Crisi sull’economia reale rimangono fortissimi e che, a essere penalizzate, sono soprattutto le nuove generazioni. Si tratta di dati «pessimi, ma stabili», per il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, secondo cui il tasso di disoccupazione è cresciuto anche perché in una fase di possibile ripresa ci sono più persone che rientrano nel mercato del lavoro. Complessivamente, i senza lavoro sono stati 3 milioni 127 mila, pari al 12,2%, in aumento dell’1,4% rispetto a luglio.

Ora Palazzo Chigi aspetta di vedere se la strategia messa in campo per sbloccare il cantiere occupazione, produrrà risultati concreti oppure no. Un segnale incoraggiante è arrivato ieri sera dal Clic day, la procedura voluta dall’esecutivo per promuovere i contratti a tempo indeterminato di circa 100mila giovani.

Se si allarga invece lo sguardo a quanto è successo negli anni della Grande Crisi, nel quinquennio 2008-2012, i disoccupati ufficiali sono aumentati di oltre un milione di unità, con un’area di disagio grande almeno il doppio. È il rapporto annuale del Cnel sul mercato del lavoro a ricordare che quello che abbiamo alle spalle «è certamente l’anno peggiore della storia dell’economia italiana dal secondo dopoguerra». Di più: per riportare il tasso di disoccupazione all’8% entro il 2020, il tasso di crescita del Pil dovrebbe superare il 2% annuo. Nel frattempo cresce la partecipazione degli over 55 al mercato del lavoro. Nel 2012 i lavoratori delle classi più anziane (55-64 anni) sono stati quasi 277mila in più rispetto al 2011, dei quali la maggior parte occupati (+ 6,8% rispetto al 2011). «Il minor numero di persone che escono dal mercato del lavoro riduce la domanda sostitutiva di rimpiazzo delle persone che vanno in pensione – ha sottolineato il rapporto Cnel – soprattutto per effetto delle riforme pensionistiche».

Intanto le associazioni di categoria stanno misurando le conseguenze concrete della recessione sui sistemi produttivi, sempre meno attrattivi per i più giovani. Va letta in questo senso l’analisi elaborata dalla Coldiretti su dati Ocse. Il tasso record di disoccupazione giovanile ha spinto più di 400mila laureati italiani, dottorandi inclusi, a cercare un posto di lavoro all’estero. Quasi l’8% dei talenti intervistati, ha sottolineato lo studio, ha scelto l’emigrazione sulla scia delle «opportunità che l’Italia non offre più». Ma il bilancio, in assenza di un’inversione di tendenza sul fronte delle politiche occupazionali, potrebbe addirittura peggiorare: il 59% dei giovani studenti si è dichiarato pronto all’esodo per la stessa ragione.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: