mercoledì 4 maggio 2011
I social media sono utilizzati per cambiare lavoro, avere una promozione professionale e raccogliere le informazioni sulle aziende. Questo è quanto risulta dai risultati della prima edizione 2011 del Workmonitor.
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I social network sono sempre più uno strumento professionale utile e un’efficace fonte di informazioni per la ricerca di una nuova occupazione. Questo è quanto risulta dai risultati della prima edizione 2011 del Workmonitor, l’indagine che Randstad, secondo player al mondo nel mercato dei servizi per le Risorse Umane, svolge trimestralmente per sondare l’andamento del mercato del lavoro a livello europeo. Al campione analizzato è stato chiesto quanto i social network possano offrire vantaggi professionali nel cercare un nuovo lavoro, nel promuovere il proprio profilo come dipendenti, nell’affrontare un colloquio, nel reperire informazioni sulle aziende a cui ambiscono, nel migliorare la propria visibilità nei confronti del mercato del lavoro. Dal sondaggio è emerso che social media sono una leva sostanziale nella relazione fra gli Italiani e la fruizione della rete in generale - il 72% dei lavoratori nostri connazionali possiede un account, al pari degli inglesi e in misura di poco inferiore solo agli americani (77%). Ma, se l’utilizzo di questi media a livello di scambio interpersonale è ormai consolidato, la cultura della relazione tra i social media e il mondo del lavoro (sia dalla parte dei lavoratori, sia da quella delle aziende) sembra essere in piena fase di sviluppo. Il 54% di italiani infatti, dichiara di aver rinnovato il proprio profilo almeno una volta nell’ultimo mese, una percentuale superiore rispetto ad americani (49%), inglesi (47%), francesi e tedeschi (entrambi circa 43%).Il comportamento dei lavoratori: italiani più attiviNella ricerca di un nuovo lavoro, l’Italia risulta il Paese in cui i lavoratori si fidano maggiormente delle informazioni reperite sui social media riguardanti le aziende (47%), mentre la Gran Bretagna è, al polo opposto, lo stato più scettico (35%). Ecco che gli italiani sono i più attivi nel seguire determinati settori professionali per informarsi sui rumors (37%), più di francesi e tedeschi  (35%). Un italiano su due (59%), dichiara di non presentare la propria candidatura a una azienda con una web reputation negativa, una tendenza che coinvolge anche i  tedeschi (60%) e a seguire i Francesi (54%). Oltre alla ricerca di un nuovo impiego, i social network si diffondono sempre più anche come strumento per lavorare. Un trend che anche in questo caso prende sempre più piede in Italia (49%), staccando decisamente tutti gli altri Paesi (Germania 32%, Gran Bretagna 30%, Stati Uniti 27%, e Francia 29%). Come vengono utilizzati i social media durante le ore lavorative? Innanzitutto sempre più italiani (59%) promuovono il proprio profilo aggiornando la loro posizione professionale seguiti, anche se in modo minore, dagli inglesi (47%). Un approccio poco diffuso invece tra francesi (41%) e molto comune per i tedeschi (68%). Inoltre, diventa sempre più usuale tra i lavoratori italiani utilizzare i social media per reperire informazioni sulle aziende con cui hanno un rapporto lavorativo 47% (siano essi clienti, fornitori, partner eccetera), seguiti da tedeschi e francesi (entrambi 41% circa), mentre non hanno ancora questa consuetudine gli americani e gli  inglesi (36% circa).  Infine comincia a diffondersi sempre più l’abitudine di condividere le opinioni sulla propria azienda e sull’andamento del lavoro con i colleghi attraverso l’uso di Twitter. Anche in questo caso l’Italia fa da pioniere (27%), seguita questa volta da Germania (20%), Francia e Regno Unito (17%), e Stati Uniti (14%). Ma perché gli italiani cercano un nuovo lavoro?Per il 33% la motivazione principale è rappresentata dalle circostanze organizzative (riorganizzazione, fusione eccetera), mentre, a sorpresa, il datore di lavoro è la causa del cambiamento solo per il 25% degli intervistati. In pochi ricercano un nuovo lavoro per una crescita nell’attuale professione (13%) e addirittura solo il 7% per una crescita professionale e di ruolo.Questo il quadro che emerge dall’analisi delle interviste effettuate nel primo trimestre 2011 su un campione di oltre 3.200 lavoratori, di età compresa tra i 18 e 65 anni, in Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna  Stati Uniti con l’obiettivo di monitorare l’atteggiamento dei lavoratori verso la mobilità. La popolazione di riferimento dello studio riguarda professionisti di età compresa tra i 18 e 65 anni, che lavorano almeno per 24 ore alla settimana e percepiscono un compenso economico per questa attività. Sono esclusi dall’indagine i lavoratori autonomi.
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