martedì 27 febbraio 2018
Il sindaco via Facebook: «I cambiamenti climatici impongono scelte forti e coraggiose». Greenpeace esulta, molto scettici i tecnici dell'automobile
Raggi: «Fermerò i diesel a Roma dal 2024»
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A partire dal 2024, nel centro della città di Roma sarà vietato l’uso di automobili diesel...». L’annuncio del sindaco Virginia Raggi, poichè generico nei termini e fatto via Facebook e non attraverso una delibera o un atto ufficiale, lascia il tempo che trova. Molto fumoso e confuso cioè, come le idee in materia di molte amministrazioni cittadine.

«I cambiamenti climatici - ha postato la Raggi - stanno modificando le nostre abitudini di vita. Le città rischiano di trovarsi di fronte a sfide inattese. Assistiamo sempre più spesso a fenomeni estremi: siccità per lunghi periodi, come sta avvenendo nel Lazio; precipitazioni che in un giorno possono riversare sul terreno la pioggia di un mese intero; o anche nevicate inusuali a bassa quota come quelle che in questi giorni stanno investendo l’Italia. Per questo insieme alle altre grandi capitali mondiali - ha proseguito il sindaco - Roma ha deciso di impegnarsi in prima linea e a Città del Messico, durante il Convegno C40, ho annunciato che, a partire dal 2024, nel centro della città di Roma sarà vietato l’uso di automobili a gasolio. Se vogliamo intervenire seriamente dobbiamo avere il coraggio di adottare misure forti. Bisogna agire sulle cause e non solo sugli effetti», conclude Virginia Raggi.

Molto positiva, ma con qualche riserva («oltre agli annunci, ora attendiamo gli atti») la reazione delle associazioni ecologiste: «La posizione del sindaco risponde positivamente alla campagna che Greenpeace sta portando avanti da mesi, rivolta proprio al governo capitolino, oltre che a Milano, Torino e Palermo - dice Andrea Boraschi, responsabile Trasporti di Greenpeace Italia -. Abbiamo chiesto una data di scadenza per la tecnologia motoristica più inquinante e nociva per l’ambiente e la salute, che servisse prima di tutto a orientare il mercato. Il segnale è arrivato e speriamo dissuada fin d’ora i cittadini romani dal comprare ancora auto diesel».

Inimmaginabili all’atto pratico le conseguenze per gli automobilisti, specie se aprisse, come è probabile, la strada ad un effetto domino nelle altre città: pur trattandosi di un annuncio ad effetto ritardato (6 anni) sono infatti al momento più di 16 milioni le vetture a gasolio circolanti in Italia, circa il 45% cioè dell'intero parco circolante. Altro discorso quello dell’efficacia a livello ambientale dello stop ai diesel, provvedimento ormai nei programmi di decine di capitali e città europee. Secondo l’ultimo Rapporto 2016 dell’Agenzia europea dell’ambiente, il 14% delle emissioni di particolato (Pm10 e Pm2,5) è riconducibile ai trasporti. Di questo 14%, ancora più della metà viene introdotto nell’aria dagli scarichi dei motori, nonostante l’ottimo contributo dei filtri anti-particolato. Circa il 40% deriva, infatti, non dal propulsore, ma dall’usura di freni e gomme. Di tutte, non solo quelle a gasolio, che producono però circa il 20% di CO2 in meno di quelli a benzina, perché più efficienti.

L’ingegner Enrico De Vita, esperto di sicurezza stradale e dei problemi dell’inquinamento legati all’automobile parla infatti di “isterismo ambientalista”. «Bisogna distinguere infatti tra i diesel vecchi e quelli più recenti - spiega -. Le vetture Euro 4, le Euro 5 e le Euro 6 a gasolio hanno tutte il filtro antiparticolato; non c’è dunque alcuna differenza nelle emissioni di quell’inquinante rispetto alle altre vetture, che è sceso a livelli così bassi da non essere neppure misurabile. Per questo motivo, bloccare al traffico le auto diesel di recente fabbricazione e lasciare circolare i mezzi a benzina, quelli industriali e gli autobus non ha alcun senso dal punto di vista tecnico. Dal 1997 il motore a gasolio ha subito un’evoluzione determinante, prima con il Common Rail, che ha alzato il processo di iniezione da 350 a 2000 bar, poi con il filtro antiparticolato e poi con gli iniettori piezoelettrici: oggi un’Euro 4, un’Euro 5 o un’Euro 6 vantano un livello così elevato di pulizia da rendere poco significativo il loro blocco. Lo scrisse già il Premio Nobel Carlo Rubbia, nel lontano 2003».

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