sabato 14 maggio 2016
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I dati diffusi ieri dall’Istat non sono il miglior viatico per il nostro governo in vista del giudizio finale della Ue sulla legge di bilancio, atteso mercoledì prossimo. Così come non lo è la nota diffusa da Standard & Poor’s. L’acuirsi del calo del prezzi e una ripresa che è poco più della metà di quella francese e meno della metà di quella tedesca avvalorano la previsione Ue che neanche quest’anno il debito pubblico italiano riuscirà a scendere. Bruxelles lo stima allo stesso livello del 2015, al 132,7% del Pil nominale. Ma con un’inflazione sottozero – quella acquisita è ora a -0.5% a fronte del +1% indicato nel Def – la cifra potrebbe risultare ottimistica. Da parte sua l’agenzia di rating, pur sottolineando i progressi compiuti sulla strada delle riforme, evidenzia il «ritardo ulteriore nel percorso di risanamento fiscale» con la recente decisione del governo di alzare l’obiettivo di deficit-Pil per quest’anno dall’1,1 all’1,8%. Un «nuovo slittamento» che invia «un segnale misto di credibilità fiscale», mentre l’Italia resta «vulnerabile » a una crescita minore del previsto e a un rialzo dei costi del debito. Sono giudizi che trovano condivisione anche nella Commissione europea. Tanto che Bruxelles potrebbe già nel weekend inviare all’Italia una nuova lettera con la richiesta di ulteriori informazioni sul percorso di stabilizzazione dei conti. Il documento già spedito dal ministro Pier Carlo Padoan, che evidenziava i «fattori rilevanti » che hanno ostacolato la discesa del debito e la necessità di non frenare la ripresa con nuove dosi di austerity, non sarebbe stato sufficiente a superare i dubbi europei. I timori della Commissione Ue riguardano soprattutto il mancato calo del debito pubblico. Ma resta da sciogliere anche il nodo del deficit strutturale (parametro calcolato con criteri che l’Italia ritiene penalizzanti) peggiorato nel 2016 dello 0,7% invece di migliorare dello 0,1%. Anche se venisse concessa tutta la flessibilità richiesta da Roma, la «deviazione» resterebbe significativa. I prossimi giorni saranno decisivi. L’apertura di una procedura formale di infrazione resta improbabile (il presidente Juncker ha invitato a riflettere sulle conseguenze politiche di queste decisioni in una Ue in crisi). Ma non è escluso che Bruxelles avanzi precise richieste di correzione al governo italiano. Nicola Pini
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