martedì 17 maggio 2016
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L’Inps corre ai ripari contro i pagamenti di indennità e sussidi in realtà non dovuti. Non si tratta delle pensioni e degli altri assegni per la vecchiaia, ma delle prestazioni minori, cosiddette 'a sostegno del reddito'. Sono queste, in altri termini, le indennità per la disoccupazione, per la mobilità, per la maternità, la cassa integrazione, i vari bonus, gli assegni familiari, ecc. È molto alto, in questo campo, il rischio di pagamenti non dovuti, in particolare quando il conto bancario o postale indicato da chi riceve il sussidio è intestato ad una persona diversa. Dunque, l’attuale apposizione del proprio codice Iban, regolarmente inserito nelle domande, non appare più sufficiente per garantire il pagamento all’effettivo beneficiario. L’idea dell’Istituto è stata quella di integrare la domanda (fatta in via telematica) con un’attestazione aggiuntiva, ma su modulo cartaceo, riguardo ai pagamenti da effettuare con accredito su conto corrente bancario o postale, su carta prepagata oppure su libretto postale. Il modulo cartaceo, con il codice SR163, si scarica dalla sezione 'Modulistica on line' del sito internet dell’Istituto. Si ripete su questo modulo il codice Iban per farlo convalidare con timbro e firma da un funzionario della banca o della posta. Viene attestata così la coincidenza tra il titolare del conto e il beneficiario dell’indennità. Questo attestato va poi inserito nella domanda telematica del sussidio, oppure scannerizzato ed inviato alla casella Pec dell’ufficio Inps del luogo, insieme ad una copia di un valido documento d’identità. Altrimenti, si deve inviare lo stesso scannerizzato e la copia sulla identità al normale indirizzo email dell’ufficio. In barba alla telematica, si può in ogni caso portarli a mano allo sportello. Tutto questo vale sia per le nuove richieste dei sussidi sia per quelle precedenti già liquidate e in corso di pagamento. La procedura, in teoria, dovrebbe ridurre il fenomeno dei prestanome, dei rapporti di lavoro fittizi, delle simulazioni di licenziamenti, delle truffe di vario genere, creati al fine di sfruttare la previdenza sociale. Ma così congegnato, il nuovo sistema, seppure temporaneo in vista che lo stesso Inps provveda ad aggiornare e ad integrare i controlli sulla lavorazione delle varie indennità, in realtà allunga i tempi di definizione delle richieste. Ma soprattutto costringe gli interessati, spesso dopo aver iniziato la pratica presso un patronato, a sobbarcarsi l’onere di recarsi alla banca o alla posta per ottenere la conferma dell’Iban già indicato all’Inps. Un compito tanto personale che non può essere assolto da nessun patronato o Caf. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pensioni e previdenza
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