sabato 20 febbraio 2021
Tutti assunti i 45 giovani neo laureati. Hanno avuto l’opportunità di partecipare a progetti di tecnologia e digitalizzazione
Il laboratorio digitale

Il laboratorio digitale - Protom

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Il primo giorno di formazione coincide con il primo giorno di lavoro con contratto a tempo indeterminato. Accade a Napoli, nel quartiere generale di Protom, dove si formano nuove competenze e si favorisce la transizione digitale dell’economia. Con questo obiettivo nascono i Digicamp targati Protom, la prima Kti - Knowledge & Technology Intensive company italiana - che ora si arricchiscono di una nuova prestigiosa partnership oltre quella già sperimentata con Minsait, la società di Indra leader nella consulenza negli ambiti della Digital Transformation e dell’Information Technology. Nascono così il Digicamp Protom, ai quale partecipano, dallo scorso anno, giovani neo laureati per i quali il primo giorno di assunzione in Protom coincide con il primo giorno di formazione. Una grande novità nel panorama delle Academy e del mondo formativo dove, lo stesso percorso di crescita professionale è al contempo uno step del percorso professionale in azienda. Attualmente sono 45 i nuovi assunti a tempo indeterminato che operano grazie all’avvio di ulteriori tre Academy in partnership con grandi aziende multinazionali. Terminato il periodo di formazione, una selezione degli studenti ha l’opportunità di partecipare ai progetti di tecnologia e digitalizzazione che Minsait e gli altri partner di Protom sviluppano per alcune delle principali realtà del Paese. Gli studenti sono affiancati dagli esperti della società che lavorano presso il centro di Napoli e che guidano il loro sviluppo professionale e la loro formazione nelle tecnologie digitali più all’avanguardia. I partecipanti all’Academy sono provenienti dalle Università di tutta Italia e sono formati in discipline Stem (Scienze, tecnologia, ingegneria, matematica). Hanno partecipato alla prova selettiva che ha previsto diversi tipi di test e prove attitudinali, motivazionali e tecniche. Oltre alle lezioni d’aula, il Digicamp Protom, è focalizzato sulla simulazione di casi studio e progetti, utilizzando metodologie e tecnologie all’ avanguardia. Il periodo di training on the job avrà la durata di quattro settimane, svolte sia in presenza sia in modalità remota. Dalla quinta settimana i giovani avranno acquisito le competenze necessarie per proseguire il loro percorso tecnico e professionale su attività di alto valore tecnologico e in un contesto internazionale.

Nata nel 2019, la formula del Digicamp è stata lanciata da Protom come modello virtuoso di connessione continua e senza soluzione di continuità tra le esigenze del mercato e il mondo della scuola e delle università. Si tratta di percorsi dedicati che vedono la collaborazione tra Protom e i maggiori player internazionali del settore, volti alla valorizzazione dei talenti e che si concludono con l’inserimento nei laboratori di sviluppo software di Protom su progetti ad alto valore tecnologico e innovativo. Il modello è condiviso e costruito con alcuni dei partner dell’azienda, in una logica win2win, che permette ai giovani talenti di costruire ed acquisire nuove competenze e valorizzarle anche attraverso il conseguimento delle relative certificazioni tecniche. «La transizione digitale – spiega Salvatore Sica, BU Manager Digital Trasformation di Protom – non è un tema ma è il tema su cui oggi dobbiamo agire con urgenza sia come impresa sia come classe dirigente. Napoli e il Sud in generale è ricco di capitale umano e cognitivo. Protom punta sui giovani nella consapevolezza che i giovani di questo territorio sono una ricchezza insostituibile. Il nostro auspicio è che alle prossime edizioni ci sia un numero maggiore di donne. Oggi nel gruppo degli assunti ne abbiamo due ma crediamo fortemente nella necessità e opportunità di avere più donne laureate nelle discipline Stem. Il contributo femminile alla scienza e alla tecnica è un valore aggiunto che Protom intende rafforzare».

Permettere a ogni studente di entrare in laboratorio quando vuole, fare esperimenti in totale sicurezza e potenziare l’apprendimento sotto la guida del proprio docente. La realtà virtuale entra in nelle scuole italiane grazie all’iniziativa di Protom e del ministero dell’Istruzione e della Ricerca nell’ambito dei “Protocolli in rete”, programma teso a valorizzare beni e servizi in grado di diffondere la didattica digitale tra studenti e docenti. Scuolab sfrutta le potenzialità delle Lim, le lavagne interattive multimediali, garantendo un’interazione facile e immediata, perché basata su una gestualità intuitiva e naturale, che stimola la capacità cognitiva attraverso l’elemento esperienziale del learning-by-doing. L’utilizzo della realtà virtuale immersiva può aumentare l'interesse degli studenti e le aspirazioni professionali per la scienza? La risposta è affermativa secondo uno studio pubblicato nel numero speciale del British Journal of Educational Technology, dedicato alla Realtà Virtuale Immersiva nell’Educazione, e condotto da un team di studiosi del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Copenhagen. I dati dimostrano che i giovani che studiano materie scientifiche sono ancora in minoranza e il gap tra domanda e offerta di competenze professionali è destinato ad aumentare poiché non c’è un numero sufficiente di giovani che intende intraprendere percorsi di studio in materie scientifiche e tecniche, ovvero nelle cosiddette discipline Stem. Ma perché le discipline Stem godono di scarsa popolarità? Una delle ragioni è sicuramente il modo in cui vengono percepite. Molti, infatti, le considerano noiose, altri ancora le ritengono troppo difficili. Come incoraggiare dunque gli studenti ad intraprendere carriere accademiche e professionali in ambito Stem? Ispirare le nuove generazioni è un dovere di tutti (famiglia, scuola, istituzioni e imprese) perché se non lo facciamo, rischiamo anche di vanificare i progressi compiuti nell’innovazione tecnologica in questi ultimi anni.

In “soccorso” di una scelta di studi a favore delle discipline scientifiche c’è la realtà virtuale immersiva (Ivr). È quello che dimostrano proprio gli studi condotti dal team di scienziati dell’Università di Copenhagen che hanno esaminato il valore dell'utilizzo di simulazioni di laboratorio di realtà virtuale immersiva nell'educazione scientifica. In uno studio (52 maschi, 47 femmine) con studenti di età compresa tra 13 e16 anni, i risultati hanno indicato un aumento generale dell'interesse per la scienza e l'autoefficacia, ma solo le donne hanno riportato un aumento delle aspirazioni di carriera scientifica.

Il secondo studio invece è stato condotto con 131 studenti (47 maschi, 84 femmine) delle scuole superiori, di età compresa tra 17 e 20 anni, e ha utilizzato un disegno sperimentale per spiegare il DNA confrontando da un lato, l’apprendimento tramite la simulazione Ivr, e dall’altra attraverso l’utilizzo di un video. Il gruppo di studenti IVR ha riportato risultati significativamente più elevati sull'interesse rispetto al gruppo sottoposti al video. Gli esiti dei due studi suggeriscono che simulazioni IVR opportunamente sviluppate e implementate possono aiutarci ad affrontare alcune delle sfide più attuali e importanti sul tema della scelta da parte dei studenti a favore dell'educazione scientifica. Gli studenti riferiscono bassi livelli di interesse per la scienza e diversi studi hanno riscontrato che gli atteggiamenti positivi verso la scienza diminuiscono con l'età, dalla scuola primaria fino alla scuola secondaria. Atteggiamenti sfavorevoli nei confronti della scienza potrebbero essere attribuiti all'incapacità dell'educazione scientifica di coinvolgere gli studenti a un livello soddisfacente. La realtà virtuale immersiva invece è attrattiva per il suo potenziale nell'offrire esperienze di apprendimento stimolanti che aumentano l'interesse e l'autoefficacia.

Tra i prodotti innovativi per l’educazione che utilizzano l’Ivr c’è Scuolab, piattaforma di didattica premiata anche dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), realizzata da Protom, che si avvantaggia anche dei dati provenienti dai sistemi satellitari dell’Esa per lo sviluppo di nuovi contenuti per i laboratori virtuali.

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