venerdì 9 agosto 2013
​A Palazzo Marino (nella foto) firmato un protocollo di collaborazione per intercettare le risorse che l'Unione europea mette a disposizione per progetti di contrasto all'emarginazione, basati sulla formazione e l'inserimento nel mercato del lavoro.
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Fare squadra per intercettare le risorse che l'Unione europea mette a disposizione per progetti di contrasto all'emarginazione, basati sulla formazione e l'inserimento nel mercato del lavoro. Questo l'obiettivo del protocollo di collaborazione firmato da Comune di Milano e Casa della Carità questa mattina in un incontro a Palazzo Marino. "Con l'accordo - ha spiegato l'assessore al Lavoro Cristina Tajani - vogliamo creare un team misto composto da professionisti della Casa della Carità e del Comune che lavorino ai bandi per accedere alle risorse dell'Unione europea". Ancora da definire con precisione, a livello comunitario, le risorse destinate all'Italia, ma come ricordato dall'assessore dovrebbero essere attorno ai 30 miliardi di euro per progetti di partenariato nel periodo 2014-2020. Soddisfazione per l'accordo con il Comune da parte di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità. "È un protocollo per noi importante anche per il 'senso' che ne sta alla base - ha detto don Colmegna - e cioè quello di superare le forme di assistenzialismo e la cronicità della povertà, facendo invece in modo che i soggetti più fragili entrino o rientrino nel mercato del lavoro". Il protocollo, è stato sottolineato, si pone in continuità con la collaborazione già attiva tra Casa della Carità e Comune al Centro di Formazione di via Fleming che in soli nove mesi, da settembre 2012 a giugno 2013 ha permesso la formazione di 1.360 persone (373 donne e 987 uomini. Quarantacinque invece i corsi erogati dal Centro: il 42 per cento organizzati su richiesta delle aziende in cerca di personale con competenze specifiche, l'11% di italiano per stranieri, il 12% cento nell'area della ristorazione, il 10% per figure di elettricista e il restante 25% di corsi vari. Negli ultimi quattro anni è stato infine ricordato, il 46% delle persone che hanno frequentato i corsi sono state poi assunte con varie tipologie contrattuali.
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