venerdì 4 ottobre 2019
Ieri il primo passo del nuovo polo delle costruzioni. L'ad non esclude che oltre ad Astaldi entrino altre realtà da Condotte a Pizzarotti. Allo studio un nuovo brand
Il presidente del gruppo Pietro Salini (Ansa)

Il presidente del gruppo Pietro Salini (Ansa)

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Prende forma il polo nazionale della costruzioni. L'assemblea straordinaria degli azionisti di Salini Impregilo, riunita stamattina a Milano, ha approvato a maggioranza l'aumento di capitale da 600 milioni di euro propedeutica al completamento dell'operazione Astaldi e all'avvio di Progetto Italia. Dei 600 milioni di aumento, il gruppo Salini si è impegnato a contribuire per 50 milioni, altri 250 milioni verranno messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti (attraverso Cdp Equity), altri 150 milioni dalle banche creditrici (Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco Bpm) e i restanti 150 milioni verranno invece offerti al mercato, per cui è stato costituito un consorzio di garanzia. L'assemblea straordinaria ha approvato a maggioranza anche la delega al Cda per le modifiche allo Statuto, necessarie a costruire il nuovo soggetto e arrivare a una nuova governance.

L'aumento di capitale, che servirà a fare partire sostanzialmente Progetto Italia, verrà fatto prima di fine anno. Per quanto riguarda invece l'aumento di capitale di Astaldi, (per il quale è in corso il salvataggio ad opera di Salini Impregilo e che si sarebbe aggiudicata un'importante commessa in Paraguay) l'ad Pietro Salini ha ricordato che le tempistiche dipendono dal tribunale e dai creditori. "Cercheremo di forzare i tempi, perché è una azienda viva", ha comunque sottolineato l'imprenditore, concludendo che c'è una procedura complessa, "quella del concordato preventivo". Intanto Salini Impregilo, con il supporto degli Istituti di credito, ha perfezionato l'acquisto da Fortress e King Street del bond emesso da Astaldi per 75 milioni di euro nominali. "L'acquisto del bond - ha spiegato il direttore generale Massimo Ferrari - consentirà l'erogazione di nuova finanza per cassa ad Astaldi fino a complessivi 190 milioni, di cui 50 milioni previsti nel corso di questo ottobre.

"Non è un normale aumento di capitale, è un aumento di capitale che sottende un progetto straordinario, Progetto Italia. Un progetto per il paese, non solo per l'azienda, perché significa fare infrastrutture e dare lavoro a molte persone" ha sottolineato Salini. Che non ha nascosto di guardare già oltre Astaldi, puntando all'aggregazione di altre importanti realtà del settore delle costruzioni, colpite dalla crisi: Condotte, Trevi, Pizzarotti e Cmc. "Sì, siamo interessati, abbiamo fatto delle offerte per poter prendere dei rami d'azienda. Siamo aperti a tutte le competenze" aveva detto nei giorni scorsi l'ad riguardo all'ingresso di Condotte nel Progetto Italia. Ieri a caldo ha commentato alcuni scenari. Ha confermato i contatti con Pizzarotti
"È uno dei soggetti che operano nel grande genio civile in Italia, quindi una delle aziende a cui Progetto Italiarivolge la sua attenzione. Sono già in corso contatti". A proposito di Trevi invece ha preso tempo. "Non ci sono esclusioni. Ha grandi specializzazioni sul mondo delle fondazioni ad esempio. È un soggetto specialistico interessante, con un suo brand, una sua vita e una storia. Non è escluso, ma per ora non è in Progetto Italia".

Allo studio anche la creazione di un nuovo brand per il polo italiano delle costruzioni. "Siamo una società che lavora in 50 Paesi. Ciò che sembra immediatamente semplice per noi italiani - ha proseguito Pietro Salini -, può non esserlo all'estero. In questi casi ci si fa assistere da specialisti e si fanno delle indagini". E sulla governance nessuna fretta. "Il presidente di Progetto Italia è una figura importante di raccordo del Cda e non lo dobbiamo scegliere noi, ma Cdp" ha aggiunto Salini preferendo non commentare le indiscrezioni sull'ex presidente di Tim, Fulvio Conti.

Progetto Italia è una sfida ambiziosa e non priva di rischi. Si tratta di creare un gruppo che entro il 2021 avrà ordini per 71 miliardi di euro, un fatturato di 12-14 miliardi, un ebit di 500-700 milioni e distribuirà dividendi a partire dal 2020. Un’operazione che punta a salvaguardare 500mila posti di lavoro e generare un impatto sul Pil dello 0,3% l’anno. Salini Impregilo vuole essere il promotore di una cordata per risollevare tutte le imprese legate alle opere pubbliche. Il settore delle infrastrutture in Italia, pur essendo in affanno, è strategico per l’economia. “Il fatturato è pari a 160 miliardi; ci sono 30 miliardi di infrastrutture pubbliche che valgono un milione di occupati. Ci sono 36 miliardi di progetti sbloccabili concentrati al Nord, ma anche al centro e al Sud.

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