sabato 6 settembre 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Analisti e progettisti di software, tecnici programmatori, ingegneri energetici/meccanici, tecnici della sicurezza sul lavoro ed esperti in applicazioni informatiche sono le professioni dove la difficoltà di trovare personale è molto elevata.Secondo i risultati emersi da un’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA, che ha analizzato i dati emersi dalla periodica indagine effettuata dall’Unioncamere-Ministero del Lavoro su un campione qualificato di imprenditori italiani, le previsioni di assunzione per l’anno in corso delle 10 figure professionali più difficili da reperire sul mercato del lavoro dagli imprenditori italiani daranno luogo a oltre 29.000 nuovi posti di lavoro. Di questi, stando alle risposte rilasciate dagli intervistati, quasi 8.500 rischiano di non essere coperti perché non reperibili sul mercato del lavoro. Un dato, quest’ultimo, molto inferiore a quello riferito al 2009 che, in termini assoluti,  era pari a quasi 17.600. In buona sostanza, negli ultimi sei anni i “lavoratori introvabili” sono pressoché dimezzati.“Le cause del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – sono molteplici. Nonostante il perdurare della crisi,  molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Sicuramente ciò è vero: spesso la preparazione di molti giovani è ben al di sotto delle richieste avanzate dalle imprese. Tuttavia molte aziende scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali che non consentono di effettuare una selezione efficace.  Inoltre, non va trascurato nemmeno il fenomeno della disoccupazione d’attesa:  nei settori dove è richiesta una elevata specializzazione, le condizioni offerte dagli imprenditori, come la stabilità  del posto di lavoro, la retribuzione e le prospettive di carriera non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti”. L’analisi dell’Ufficio studi della CGIA si è soffermata anche  sul confronto tra i risultati emersi nell’indagine condotta quest’anno e quelli riferiti all’inizio della crisi. Ebbene, in questi ultimi sei anni c’è stata una profonda trasformazione del mercato del lavoro, sia per quanto riguarda la domanda che l’offerta. La geografia delle professioni e con essa anche la graduatoria dei lavoratori più difficili da reperire è mutata profondamente. Se infatti all’inizio della crisi non si trovava oltre la metà degli infermieri /ostetriche, dei falegnami e degli acconciatori, nel 2014 le professionalità più difficili da trovare (per numero o per caratteristiche personali o di competenza) risultano, come si diceva più sopra, gli analisti e i progettisti di software (37,7%), i programmatori (31,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%) ed i tecnici esperti in applicazioni informatiche (27,4%), tutte figure con una elevata specializzazione e competenza.In definitiva, dopo sei anni di crisi solo tre figure professionali sono rimaste nella medesima top-ten: infermieri ed ostetriche, acconciatori e attrezzisti di macchine utensili, profili che evidentemente continuano ad avere un futuro, seppure ridimensionato in termini assoluti dalla crisi. Inoltre, se nel 2009 la platea dei “lavoratori introvabili” era costituita  prevalentemente da attività artigianali ad elevata abilità manuale , oggi, invece, gli “introvabili” sono legati a settori  ad  alta specializzazione tecnica, in particolare nell’ informatica.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: