martedì 21 luglio 2009
Dopo l'appello dei vescovi sardi in difesa dei lavoratori, e la mobilitazione delle parti sociali e di molti sindaci, raggiunto l'accordo per la chimica in Sardegna. Scajola: «Né chiusura né ricorso alla cassa integrazione».
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È stato raggiunto un accordo per la chimica in Sardegna, che non prevede la chiusura degli impianti Eni di Porto Torres nè il ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti occupati. Ne ha dato l'annuncio il ministro per lo sviluppo economico, Claudio Scajola, al termine del tavolo che si è tenuto oggi al ministero alla presenza dell'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, del presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, e di diverse sigle sindacali. "Si è chiuso con la mediazione del Governo un accordo difficile tra Eni e i sindacati", ha sottolineato Scajola, spiegando che l'intesa "porterà ad investimenti di Eni sulla chimica in Sardegna e ad una riorganizzazione completa della chimica in Italia". Il ministro ha spiegato l'accordo "non prevede lo stop degli impianti, ma una ciclica manutenzione che andrà completata entro settembre", che a rotazione prevedrà la fermata temporanea di singole produzioni anche al fine di ridurre le scorte.
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