domenica 27 marzo 2016
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VICENZA Passa il bilancio 2015, con l’89,52 % dei voti, nonostante la perdita di 1,4 miliardi di euro. Non passa la proposta di un’azione di responsabilità (a favore solo il 38,05%) nei confronti di quegli ex amministratori che fossero individuati come responsabili del dissesto dell’istituto. La prima assemblea di azionisti della Banca Popolare di Vicenza senza il voto capitario ha attraversato momenti di drammaticità come la precedente, quella del 5 marzo, ma l’esito non ha dato ragione alle contestazioni di quanti si sono visti svalutare le azioni da 62,5 a 6,3 euro. «Abbiamo salvato più di 100 persone che volevano suicidarsi a causa di questi 'piccoli problemi' », ha protestato dal palco della fiera di Vicenza Patrizio Miatello, rappresentante del coordinamento Don Enrico Torta, spiegando la disperazione di tanti risparmiatori. «Se non passa il bilancio – aveva aggiunto invitando a votare no – questi dirigenti vanno messi in discussione e si fanno le cose seriamente». Ma l’assemblea ha deciso diversamente. E lo ha fatto respingendo anche la proposta dell’avvocato Renato Bertelle di un’azione di responsabilità per 1.814 milioni di euro. Pure Ignazio Conte, rappresentante del Codacons, si è fatto avanti con un’analoga proposta. Ma ha convinto la platea il presidente Stefano Dolcetta con l’invito alla prudenza. «La banca sta attraversando un momento estremamente delicato, ha davanti progetti e passi difficili, deve poter raccogliere sul mercato una gran quantità di capitale e, quindi, va lasciata lavorare nella massima serenità possibile». Meglio, dunque, aspettare l’assemblea che rinnoverà il consiglio a giugno, una volta conclusi l’aumento di capitale e la quotazione in Borsa. Altri momenti di tensione non sono mancati, come quando Giuliano Xausa, dirigente Fabi, parlando dei compensi milionari, si è domandato: «Nel 2014 abbiamo pagato 4,6 milioni di euro al Cda e 4,9 milioni sono stati erogati al management, mentre la Banca chiudeva in perdita per 758 milioni e Sorato diceva 'il nostro Gruppo si conferma tra le migliori banche europee con un’eccedenza di capitale'. Abbiamo chiuso anche il 2015 in perdita e non vedo nessun taglio agli stipendi dei manager né del Cda. Chiediamo a chi ci ha portato fin qui di restituire quello che hanno ricevuto». O come quan- do il consigliere delegato Francesco Iorio, ai soci che chiedevano il prezzo a cui la banca sbarcherà in Borsa, ha risposto: «Non riesco a darvi un riferimento minimo e massimo di prezzo. Verrà fissato al termine della fase di pre-marketing del processo di quotazione». O, ancora, quando Luca Schivo, un piccolo socio-imprenditore con un’esposizione di 330mila euro verso la Bpvi e azioni per un controvalore, prima della svalutazione, pari a 220 mila euro, ha domandato che fine avessero fatto i tavoli di conciliazione. «La banca mi ha detto che vuole triplicare il tasso e mi ha chiesto il rientro di 100mila euro entro agosto. Pago tre volte il tasso per della carta straccia che mi è stata rifilata», si è lamentato. Ma la maggior parte degli azioni ha dato piena fiducia a Dolcetta e a Iorio. «Ci siamo ri-focalizzati sulla banca retail per tornare ai valori della nostra storia e per un attenzione al territorio, alle sue imprese e famiglie» ha rassicurato il presidente. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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